L'intramontabile populismo di Giampaolo Pansa
Il vecchio giornalista oggi continua a sostenere le tesi di sempre. I gialloverdi sono (anche) un prodotto del suo pensiero
Di Maio, con la sua lettera al Monde sulla Francia già democratica nell’anno Mille, mostra a che punto siamo arrivati nel nostro paese ed è logico il risalto all’ennesima castroneria rivelatrice. Marginalmente qui oggi preme segnalare un’altra dichiarazione che offre forse una traccia, una delle tante, su come siamo arrivati a questo punto. Non un politico ma un giornalista di lungo corso, Giampaolo Pansa, ha proposto la sua soluzione dagli schermi di La7. “Questo è un governo di terroristi. L’unica alternativa è un governo di tecnici sostenuto dai militari”.
Molti, e da tempo, attribuiscono all’età avanzata le prese di posizione singolari e l’attività saggistica sulle orme di Giorgio Pisanò di una grande firma tanto amata un tempo dai lettori di sinistra. Si tratta di una spiegazione volgare e inutilmente offensiva. Pansa da Formigli non ha fatto che ribadire quello che già sosteneva sui giornali su cui scriveva negli anni 80 quando “il governo dei capaci e degli onesti” doveva essere la soluzione contro i partiti corrotti e Corriere e Repubblica si contendevano le interviste dei generali dei carabinieri.
Il “tecnico” allora designato alla guida del governo di salute pubblica era Bruno Visentini. Persero ma la campagna continuò e Pansa ne fu la penna più acuminata. Nacque allora la denigrazione del Parlamento e dei partiti attraverso un populismo giudiziario “da sinistra”, per certi versi inedito. Quarant’anni dopo, il Truce e Giggino ’o storico sono il prodotto ( finale?) di quella stagione mentre Pansa ripropone l’antica soluzione. “Ma Pansa, pensa?” si domandò Leonardo Sciascia quando fu trattato come un mafioso dalla grande firma. Il tempo non cambia le persone.