Il piano sicurezza di Di Maio è un pasticcio
Il vicepremier annuncia nuove misure per "migliorare la sorveglianza". Ma le soluzioni proposte sono ovvie e non riguardano il suo ministero
L’intervista alla Stampa del vicepremier Di Maio tocca vari punti, tutti centrati sui numerosi problemi del governo, ma è presentata nei titoli come l’annuncio di un piano sicurezza su cui lo statista di Pomigliano assicura di avere lungamente riflettuto. La sua sintesi è tracciata con queste parole: “Una maggiore sorveglianza e un incremento delle tecnologie”. Di Maio definisce il suo non originalissimo progetto “una proposta concreta e ambiziosa” anche se può apparire a un osservatore forse prevenuto l’invenzione dell’acqua calda. Peraltro il giornalista gli chiede se non si tratti di una invasione di campo nei confronti del ministro degli Interni ma Di Maio, che ha la risposta pronta specie quando si tratta di negare l’evidenza, fa subito notare che lui, oltre che ministro del Lavoro e dello Sviluppo, è anche vicepremier.
Indossa in sostanza alternativamente tre costumi di scena, come le proverbiali comparse dell’Aida, senza però calcolare che il suo collega in vice premierato in materia di fregolismo è imbattibile. Di Maio cerca anche di dare un respiro internazionale e up to date alla sua “strategia”. Parla di un piano ispirato al modello Usa e di una National Security Strategy ma la fa ruotare intorno a un sistema di coordinamento fondato su una struttura dei servizi, il Dis, che diverrebbe così una sorta di National Security Agency, questa era forse l’espressione che intendeva usare, come negli Stati Uniti. Le premesse per un altro pasticcio o di una ininfluente riverniciatura sembrano delinearsi.