Non esistono delitti gradevoli
C’è una nuova scuola di pensiero giuridico che propone di abrogare il rito abbreviato e comminare semplicemente il massimo della pena. Qualcosa non va
Capita, a volte la sera, quando si è troppo stanchi o troppo innamorati, di forzarsi a vedere in tv qualcosa che non si era messo in conto. Nel caso specifico ieri si è trattato di “Amore criminale” condotto da quella simpatica delle sorelle Pivetti. Non è il mio programma preferito ma ho capito che il gesto sarebbe stato apprezzato. Mi è andata anche bene perché il programma non era poi male, una volta scontata la inevitabile retorica. Il tema giudiziario ha aiutato ad appassionarmi. Era un caso di stalking e la ragazza era morta dopo aver sporto una ventina di denunce contro un bruto di Terzigno che alla fine gli ha sparato, lasciando il figlio di lei orfano e continuando a minacciarne i parenti. Naturalmente l’hanno arrestato, alla fine verrebbe da dire. La cosa interessante veniva alla fine. Era il titolo del giornale locale: “Solo trent’anni all’assassino di Enza”, il nome della ragazza. Capivo che le cose si mettevano male ma non avrei saputo resistere. Come sarebbe a dire, solo trent’anni? Quanto gli dovevano dare? Il delitto era orribile, senza dubbio, ma se ne conoscono di gradevoli? Naturalmente si dava la colpa allo sconto dovuto al rito abbreviato. C’è una nuova scuola di pensiero giuridico che propone di abrogare il rito speciale e comminare semplicemente il massimo della pena. Potremmo chiamarla la scuola del bruto ma forse ci spingeremmo troppo oltre nella critica. Qualcosa che non funziona però c’è, ci deve essere. Vilmente ho taciuto.