Franco Prodi parla di riscaldamento globale con temperanza e senza catastrofismi

Piero Vietti

I cambiamenti climatici ci sono: nell'ultimo secolo la temperatura terrestre è salita di 0,7 gradi. Però da tre anni è stabile. Quella degli oceani è aumentata di 0,1 gradi. Ma da cinque anni sta scendendo. I ghiacci si sciolgono, l'Artico perde il tre per cento della sua superficie ogni dieci anni. Ma quella dell'Antartide è costante o in lieve aumento. Quanto c'è di vero e quanto di inventato sul global warming?

    Dal Foglio del 28 agosto

    Una delle caratteristiche del Meeting di Rimini è il tentativo continuo di dare giudizi su qualunque aspetto della realtà, sia esso la politica o l'economia, la letteratura o la situazione dei carcerati. Negli anni in cui Al Gore parla di catastrofi imminenti da riscaldamento globale e per questo vince il Nobel per la pace, a Rimini una mostra e un incontro cercano di raccontare in modo scientifico come stanno le cose, senza cadere nel catastrofismo né nel negazionismo. Prima del dibattito su “Cambiamenti climatici: catastrofismo o reali pericoli?”, Franco Prodi ed Elio Sindoni incontrano il Foglio per spiegare il confine sottile tra realtà e mito sulla questione. Il primo è direttore dell'Istituto di Scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr di Bologna, il secondo è direttore del dipartimento di Scienze, dell'ambiente e del territorio all'Università Bicocca di Milano e curatore della mostra “Atmosphera, realtà e miti dei cambiamenti climatici”.

    I cambiamenti climatici ci sono: nell'ultimo secolo la temperatura terrestre è salita di 0,7 gradi. Però da tre anni è stabile. Quella degli oceani è aumentata di 0,1 gradi. Ma da cinque anni sta scendendo. I ghiacci si sciolgono, l'Artico perde il tre per cento della sua superficie ogni dieci anni. Ma quella dell'Antartide è costante o in lieve aumento. Quanto c'è di vero e quanto di inventato sul global warming? Sindoni spiega che “ci sono moltissimi fattori che concorrono a determinare la temperatura della terra: l'orbita del nostro pianeta varia la sua forma ogni 100.000 anni e adesso è schiacciata, cosa che storicamente porta periodi caldi. Poi ci sono motivi astronomici, come l'inclinazione dell'asse terrestre e altri fattori come le correnti marine, le nubi, l'attività solare (adesso nel periodo di maggiore intensità), l'aerosol delle eruzioni vulcaniche…”. Non è quindi così facile fare previsioni? “E' estremamente complicato – continua Sindoni – e la maggior parte di esse si basa su modelli non fondati”.

    Le conseguenze dell'uomo. La mostra spiega come, attraverso il carotaggio dei ghiacci e dei fondali marini, lo studio sui tronchi degli alberi e la geochimica (e altre tecniche) si sia giunti alla certezza che cambiamenti climatici, anche molto repentini, siano stati da sempre la norma nella vita del nostro pianeta. “Proprio per questo – esordisce Franco Prodi – bisogna fermare gli studi degli scenari catastrofici e conoscere meglio il sistema. C'è carenza di conoscenza, allo stato attuale non siamo in grado di fare previsioni attendibili. Né in un senso né in un altro”. Prodi parla soprattutto delle conseguenze che le attività dell'uomo hanno sui cambiamenti climatici. Il fatto che l'opinione pubblica sia bombardata da chi ha già deciso chi è l'assassino, l'uomo, non aiuta a capire cosa sta succedendo. “Servono ricerche serie – continua Prodi – occorre approfondire. Solo quando avremo una conoscenza tale per fare previsioni certe potremo immaginare scenari futuri più o meno catastrofici”. Come quelli di chi, mesi fa, diceva che l'Artico si sarebbe completamente sciolto entro la fine di agosto e ora invece fa i conti con un milione di metri quadrati di ghiaccio non previsti. “Ma quella era una bufala – sbotta Prodi – E' vero che l'Artico d'estate si scioglie più di un tempo, ma ripeto che non siamo in grado di dire nulla di certo sul futuro del clima, almeno per ora”.

    “Quello che dobbiamo capire – interviene Sindoni – è che abbiamo la possibilità di essere protagonisti nella natura: possiamo distruggerla o usarla per quello che ci è stata data. Ma noi non siamo dei parassiti come dicono i sostenitori di Gaia”. La parola d'ordine è “temperanza”. Prodi sottoscrive: “Anche se stare attenti al catastrofismo non significa dire che va bene tutto, occorre un piano di sostenibilità planetaria. La salvaguardia del pianeta ha implicazioni anche etiche, lo stesso Papa ultimamente ne parla spesso”. Spesso però questi argomenti finiscono nel calderone del global warming e della riduzione della CO2 da ridurre come panacea planetaria. E tutto si complica. Bjørn Lomborg, il famoso “ambientalista scettico”, chiede di usare i fondi stanziati per abbattere la CO2 per combattere la fame. “E' una posizione che mi trova d'accordo – commenta Franco Prodi – ma che si inserisce nel dibattito sugli scenari. Serve continuare le ricerche per disegnare scenari su cui valga la pena discutere”.

    “La stessa Onu – conclude Sindoni – ha stilato una lista di priorità che esperti di tutto il mondo hanno riconosciuto urgenti: nella classifica i cambiamenti climatici vengono dopo povertà, fame, malattie, mortalità infantile…”. “E poi chi l'ha detto che l'aumento delle temperature porti solo svantaggi – dice Prodi – Più anidride carbonica fa aumentare le colture. Si faccia anche una lista dei vantaggi. E si continui la ricerca”. Solo conoscendo tutti i fattori in gioco si può dare un giudizio non di parte. Nel frattempo, calma.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.