Sul clima siamo fermi al Medioevo
L’unica differenza tra i modelli che oggi studiano il riscaldamento globale e gli astrologi medievali è che oggi noi sappiamo quali modelli astrologici medievali sono veri. A dirlo non è un qualche scienziato “negazionista” (come sono definiti coloro che non credono all’origine umana dei cambiamenti climatici), ma un editoriale del Wall Street Journal.
L’unica differenza tra i modelli che oggi studiano il riscaldamento globale e gli astrologi medievali è che oggi noi sappiamo quali modelli astrologici medievali sono veri. A dirlo non è un qualche scienziato “negazionista” (come sono definiti coloro che non credono all’origine umana dei cambiamenti climatici), ma un editoriale del Wall Street Journal, quotidiano americano più spesso incline a dare per vere le teorie che hanno portato tanta fortuna agli ambientalisti di mezzo mondo che non a contestarle. L’editorialista americano citava uno studio uscito da qualche settimana “nella patria del Protocollo di Kyoto”, il Giappone. L’autore di questo documento è il professor Kanya Kusano della Japan Society of Energy and Resource.
Tradotto dal sito Web The Register (che si stupisce di come un testo del genere “abbia avuto curiosamente poca attenzione”), lo studio è una critica serrata all’Ipcc, l’organo istituito dall’Onu per studiare i cambiamenti climatici, e spiega come gli astrologi medievali trovassero conferme alle loro teorie verificando le loro previsioni quando effettivamente gli eventi naturali accadevano. “Allo stesso modo – si legge – la climatologia odierna è talmente complessa che solo il tempo, e molte osservazioni ancora, dirà cosa di quello che gli scienziati pensano di sapere è effettivamente corretto”. Il documento, firmato anche da altri due scienziati, non è un trattato di astrologia medievale, ma propone una serie di dati per dimostrare che “le conclusioni dell’Ipcc per cui è probabile che da oggi le temperature atmosferiche mostreranno un continuo e monotono incremento dovrebbero essere accolte come improbabili ipotesi”.
Secondo gli scienziati giapponesi, la teoria dell’Ipcc, ormai accreditata presso quasi tutta l’opinione pubblica mondiale, è del tutto ipotetica. Oltre che facilmente smontabile: se è vero infatti che fino al 2000 la temperatura terrestre è cresciuta e nello stesso tempo la CO2 prodotta dall’uomo è aumentata, perché nonostante che la produzione di anidride carbonica non accenni a diminuire, le temperature dal 2001 sono sempre più basse? Questo il primo punto fermo dello studio giapponese: “Il global warming si è fermato”. Il professor Shunichi Akasofu spiega come le temperature siano soggette a “variazioni quasi periodiche” ogni 30-50 anni, l’ultima delle quali è avvenuta nel 2000. Il ciclo precedente era incominciato nel 1975, guarda caso l’anno da cui secondo l’Ipcc la CO2 prodotta dall’uomo ha iniziato a influenzare il clima (misteriosamente non prima però, quando di anidride carbonica già se ne produceva parecchia ma secondo molti esperti si stava andando verso un’era glaciale).
Secondo le osservazioni della squadra di scienziati giapponesi ora siamo in un ciclo negativo. Capire esattamente da cosa siano generati questi cicli certamente aiuterebbe a muoversi meno a spanne, spacciando delle ipotesi come verità: “L’opinione che succederà un grande disastro deve essere rotta”, scrivono gli studiosi. Il fatto è che il clima è determinato da troppe variabili, e ignorarne anche una sola dà previsioni molto sbagliate, soprattutto sul lungo periodo. Il fatto è che – spiega il documento – di molte di queste variabili non si conosce quasi nulla, dalla formazione delle nuvole agli effetti dei raggi solari e “dell’aerosol naturale”. Più correlata ai su e giù delle temperature terrestri pare l’attività solare ma servono studi approfonditi. Per ora anche agli scienziati dell’Ipcc non resta che il metodo empirico.
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