Siamo drogati
E se ti droghi ti spegni (o ti sciogli).
Leggiamo sull'Huntsville Post (ripreso anche da What's up with that, blog sempre molto interessante, e da Climate Monitor) che il climatologo ed esperto di global warming John Christy, dice che certe sparate catastrofiste sul futuro tragico del clima hanno lo stesso effetto delle droghe: alla lunga fanno molto male, e danneggiano irreparabilmente. Per punti, lo scienziato spiega come sull'argomento clima "la cura faccia peggio della malattia":
Il consenso non è scienza; i dati con cui si presagisce un riscaldamento catastrofico sono sospetti; i modelli sovrastimano il riscaldamento in atto; l'atmosfera non è così sensibile alla CO2 come alcuni ritengono che sia; le azioni di mitigazione non porterebbero alcun apprezzabile risultato scientifico; uno dei costi più alti di queste azioni sarebbe la delocalizzazione della produzione industriale in zone dove le regole sono meno stringenti; le temperature in Artico sono aumentate negli ultimi 100 anni, ma 100 anni fa erano basse come non lo sono mai state; i ghiacci artici si sciolgono, ma quelli antartici crescono: in definitiva c'è sempre la stessa quantità di ghiaccio ai poli; la Groenlandia è stata più calda di oggi ma non si è sciolta; ci sono più orsi polari oggi che in passato; i finanziamenti arrivano più facilmente se si ha una storia allarmante da raccontare.
Qualcosa da contestare?
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