Gaffe dell'Onu sullo scioglimento dell'Himalaya

Piero Vietti

Genesi di una delle più grosse truffe climatiche.

    Capita, quando si parla di cambiamenti climatici e si criticano alcune "certezze" dei catastrofisti (siano esse lo scioglimento dei ghiacci o la fideistica credenza che la CO2 prodotta dall'uomo causi il global warming), di sentirsi criticare aspramente soprattutto sulla scorta di un ragionamento: se lo dicono gli scienziati dell'Ipcc, che sono tanti e sanno fare il loro mestiere, sarà vero per forza. Insomma, le previsioni sul futuro nero che ci aspetta derivano da studi approfonditi con tanto di peer-review: sono cioè rivisti e controllati da fior di esperti. Quindi, concludono i catastrofisti feriti dalle critiche, o ci dimostrate che c'è il complotto globale, o smettetela di dire che gli scenari che l'Ipcc ci rappresenta sono esagerati, se non falsi.

    Bene, è di questi giorni una storia che dimostra come, forse, effettivamente non c'è nessun complotto globale, ma che siamo al cospetto soltanto di cialtroni, e cialtroni pericolosi. Mi riferisco a quanto riportato ieri dal Times, e cioè che "l'allarme che il cambiamento climatico scioglierà la maggior parte dei ghiacciai dell'Himalaya entro il 2035 è da far rientraro dopo l'ammissione da parte delle stesse Nazioni unite di una serie di gaffe".

    In breve, e con ordine: nel 2007 l'Ipcc scrive nel suo report che i ghiacci della catena montuosa più alta del mondo si stanno sciogliendo molto in fretta. Sulla base di cosa viene lanciato questo allarme? Studi scientifici? Misurazioni satellitari? Analisi sul campo durate anni? Niente di tutto questo. La fonte di questa previsione – lo hanno ammesso gli stessi studiosi dell'Ipcc in questi giorni – è un'intervista al New Scientist (una popolare rivista scientifica) di un semi sconosciuto scienziato indiano, tale Syed Hasnain, che da poco ha ammesso che la sua era peraltro una "speculazione" non supportata da "alcuna ricerca formale".

    L'Ipcc, dopo qualche giorno di silenzioso imbarazzo, ha fatto sapere, per bocca del professor Murari Lal, che il capitolo sui ghiacciai himalayani sarà presto omesso dal report. Intanto però il danno è stato fatto. E' come ci si è arrivati che ha dell'incredibile. Lo stesso Hasnian nell'intervista (datata 1999) faceva riferimento a un report non rivisto da nessuno scienziato, che non parlava della totalità dei ghiacciai himalayani, né menzionava il 2035 come anno limite. Il report è rimasto in sonno fino al 2005, quando il Wwf lo ha citato in un documento sullo stato dei ghiacciai in Nepal, India e Cina. Il documento accreditava l'intervista di Hasnian e nel giro di poco tempo diventava una fonte chiave per l'Ipcc nel momento in cui Lal e i suoi colleghi hanno dovuto scrivere il capitolo sull'Himalaya. Una volta pubblicato, il report diceva che c'erano oltre il 90 per cento di possibilità che i ghiacciai si sciogliessero entro il 2035, se non prima.

    Come è potuto accadere tutto questo? Cattiva fede? Pigrizia? Non è chiaro. Fatto sta che su giornali e riviste si sono scritte pagine e pagine sull'Himalaya in fase di scioglimento per anni, si sono lanciati allarmi catastrofici e chiesto ai governi di cambiare le loro politiche economiche per impedire che questa meraviglia della natura scomparisse. Tutto inutile.

    Un'ultima curiosità: lo stesso Murari Lal, lo scienziato dell'Ipcc che ha supervisionato il capitolo sull'Himalaya, ha ammesso di non sapere molto sull'argomento: "Non sono un esperto di ghiacciai – ha detto – non ho visitato la regione e quindi ho dovuto contare su una pubblicazione credibile. I commenti nel report del Wwf erano fatti da un rispettabile scienziato indiano e pertanto era ragionevole pensare che lui sapesse di cosa stava parlando".

    Peccato che alla fine della storia si è capito che NESSUNO sapesse di che cosa stava parlando. Solo che il frutto di questa serie di errori è finita in un documento ufficiale delle Nazioni Unite sulla base del quale si porta avanti tutta la campagna contro l'uomo causa dei cambiamenti climatici. Quante altre cialtronerie contengono quei report che sono considerati il testo sacro di ogni catastrofista che si rispetti?

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.