Grandi migrazioni e grandi confusioni

Piero Vietti

Sky, clima e luci della città.

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    A ottobre Sky offre ai suoi abbonati un documentario afascinante: "Great migrations", due anni e mezzo di riprese per documentare le migrazioni di tantissime specie animali. Sulla rivista Sky Life al documentario è addirittura dedicata la copertina. Nelle sei pagine interne dedicate a "Great migrations" si parla naturalmente di cambiamenti climatici. E, come spesso accade, lo si fa a sproposito. Cito dall'intervista al famoso etologo Danilo Mainardi che accompagna la presentazione del documentario:

    Che scenario si prospetta per le specie che trovano il proprio habitat distrutto o drasticamente trasformato dai cambiamenti climatici?
    "La situazione è piuttosto grave. Molte specie sono costrette ad attraversare zone impercorribili, oppure a rimanere confinate nei parchi nazionali. Anche questo può portare all'estinzione. I cambiamenti climatici impongono agli animali di aggiornare le proprie rotte. Purtroppo non tutte le specie lo sanno fare".

    L'inquinamento luminoso, ad esempio, è dannoso per gli uccelli?
    "Molti uccelli, soprattutto quelli piccoli, sono migratori notturni e utilizzano il cielo stellato per orientarsi. Ma le grandi fonti luminose rendono difficoltoso il viaggio: gli uccelli ne vengono attratti, si disorientano e finiscono per morire".

    Ora, qualcuno mi sa spiegare che connessione c'è tra cambiamenti climatici, parchi nazionali e inquinamento luminoso? Perché, dopo avere parlato di cambiamenti climatici, l'intervistatore cita come "esempio" l'inquinamento luminoso, che con il clima non c'entra una beneamata mazza? Non è che come al solito si fa tanta confusione tra un problema reale che si può risolvere (l'inquinamento) e un problema di cui non siamo certi nemmeno delle cause (i cambiamenti climatici)?

    Molto modestamente, di questa pericolosa e spesso voluta confusione si era già parlato qua.

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    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.