Ossessionati o più intelligenti?

Piero Vietti

Il mondo ossessionato da Facebook è più intelligente grazie a Google?

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    Gira in rete questo video qua sotto nel quale, in pochi secondi e con qualche numero, si spiega che viviamo in un mondo ossessionato da Facebook. Controllare il proprio profilo come prima cosa appena svegli è la nuova preghiera laica del mattino per milioni di utenti, e secondo l'autore del video in tanti parlano più sul social network creato da Zuckerberg che nella vita reale.

    Da una parte è inquietante, vero, dall'altra c'è ad esempio il dato sempre più crescente di chi trova news su Facebook (l'abbiamo sempre detto: i giornali non moriranno mai, si evolveranno in modalità diverse), tanto che Fb è una delle principali sorgenti di traffico per tutti i quotidiani on line.

    Insomma, "sempre connessi" non vuol dire per forza essere più stupidi, asociali o fuori dalla realtà.

    Ieri sulla Stampa Derrick de Kerckhove, uno dei massimi esperti di comunicazione su Internet, spiegava che

    "la generazione 'always on' (sempre connessa, ndr) è caratterizzata dall'essere costantemente raggiungibile grazie al proprio dispositivo mobile. Vive in una condizione di fiducia e disponibilità, in una sorta di dialogo incessante con il mondo. E' anche una generazione iperstimolata, composta da drogati di informazione e connessione che hanno bisogno di far circolare e ricircolare informazioni dalla mente biologica a quella delle reti. Costruisce la propria identità online attraverso i social media e vive dell'eccellente reputazione che riesce a procurarsi curando il proprio profilo e i propri contatti. E' quasi letteralmente 'inserita' nella mente accresciuta".

    Forse de Kerckhove è un po' troppo idealista (c'è gente davvero alienata che vive la Rete, anche se non vedo troppa differenza da chi è alienato nel "mondo reale"), ma mi sento di condividere la sua risposta alla famosa domanda posta dall'Atlantic qualche anno fa: Google ci rende più stupidi?. "Stupido è chi non usa Google". Che ne dite?

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    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.