La vittoria di Fassino e le contromosse del Pdl torinese

Piero Vietti

Che cosa succederà adesso a Torino.

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    Questa gente ha salvato il Pd”. Il commento di Piero Fassino subito dopo avere appreso che sarà lui a correre per la poltrona di sindaco a Torino per il centrosinistra dice molto (se non tutto) di quello che era in gioco nelle primarie torinesi. Una sconfitta di Fassino avrebbe probabilmente significato un terremoto nei quadri dirigenziali del Pd a livello nazionale. Un partito che, come ha detto Guzzanti, è l'unico ad avere introdotto le primarie per poi perderle sistematicamente, non poteva permettersi l'ennesima figuraccia. Così non è stato.

    Fassino ha stravinto, e Torino si è confermata per quella che è: una citta di conservatori di sinistra, tendenzialmente un po' vecchiotta e spaventata dal nuovo. Meglio tenersi i soliti grandi vecchi che comandano, invece che rischiare sul nuovo. Certo, hanno aiutato anche la notorietà e il profilo istituzionale di Fassino, molto più conosciuto dello sfidante Gariglio. La scelta di Fassino si inserisce così nel solco del lavoro svolto in questi anni da Chiamparino, suo sponsor principale in questa campagna elettorale. Chiamparino ha governato bene, peccato che troppa gente non sappia (o non voglia sapere) che in dieci anni Torino è diventato il comune più indebitato d'Italia.

    A questo punto c'è la curiosità di scoprire lo sfidante che il centrodestra farà scendere in campo. Nel Pdl le idee sembrano un po' confuse, se è vero che si è aspettato il risultato delle primarie del Pd per scegliere chi farà la corsa per diventare sindaco. Un atteggiamento, questo, che fa partire il centrodestra in grave ritardo: la faccia, le idee e il nome di Fassino circolano in città da due mesi; la faccia, le idee e il nome del candidato sindaco del Pdl nessuno le conosce. A bene vedere, però, più che di qualche mese il centrodestra a Torino sembra in ritardo di cinque anni: non sembra infatti di potere scorgere, nelle sue file, un nome o un volto che in questi anni si sia distinto in particolare.

    L'idea che girava fino a ieri nel Pdl era quella di scegliere un uomo con alto profilo istituzionale se lo sfidante fosse stato Gariglio, un giovane nel caso in cui avesse vinto Fassino. Visto però lo scarso successo “giovane” Gariglio, forse è il caso di ripensare la stretegia. Dicono che Enzo Ghigo potrebbe raccogliere più voti di chiunque altro, peccato che il sidaco è l'ultima cosa che Ghigo vorrebbe fare (si racconta che quando Fassino è arrivato a Torino l'ex governatore gli abbia detto: “Ma sei matto? Gurada che poi devi lavorare”). In tutto ciò si segnala il quasi silenzio della Lega: il partito di Cota è più impegnato a governare (bene) la regione.

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    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.