Che ci frega dell'Unità d'Italia?
A giudicare dai tricolori, poco.
Domani si festeggiano i 150 anni dell'Unità d'Italia. Il clima, qui da noi e soprattutto nel mondo (dal nord Africa al Giappone), non asseconda certo la festa. Ma bisogna festeggiare, no? C'è una cosa che mi ha colpito, passando da Torino a Roma in questi giorni. Nella prima capitale d'Italia è tutto un tricolore (come vedete nella foto): sui ponti, sui monumenti, alle finestre di tutte le case, nei cartelloni pubblicitari, all'aeroporto, e si attende l'arrivo di Napolitano con trepidazione (sarà che, con Toro e Juve in queste condizioni, ci si aggrappa ad altro).
A Roma, attuale capitale d'Italia, nulla (o quasi): pochi tricolori, poca aria di festa, soprattutto molta indifferenza tra la gente. Questo per dire a quei cialtroni che nelle discussioni da bar (o addirttura a lezione in Università, come capitato ad alcune persone che conosco molto bene) accusano la Lega di boiocottare i 150 dell'unità ("A Padova non ci sono bandiere alle finestre", "Per forza, sono tutti leghisti", sentito con le mie orecchie), che il problema non è essere simpatizzanti di Bossi o meno, ma che (eccezion fatta per Torino, forse) sembra che dell'Unità d'Italia gliene freghi proprio poco alla gente. O no?
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