I marinai, i profeti e le balene di Capossela

Piero Vietti

Ascoltando Vinicio.

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    Ci sono autori dei cui album consiglierei l'acquisto a occhi chiusi. E' il caso di Tom Waits e, si parva licet componere magnis, di una sorta di Tom Waits italiano (ma i paragoni non rendono mai abbastanza, in tutti i sensi), Vinicio Capossela. Ho comprato su iTunes l'ultimo, imponente (per numero di tracce), album, "Marinai, profeti e balene", e ho cominciato ad ascoltarlo.

    Come accade sempre di più negli ultimi anni con Capossela, non si tratta certo di un album da "sottofondo". E' corposo, complesso, a tratti complicato. Molto colto: difficile da afferrare nella sua essenza profonda se non si è letto un po' di Melville, di Bibbia, Dante, Omero e altri grandi scrittori di storie di mare (ma se non li si è letti in realtà poco importa: Capossela è qui per ri-raccontarceli).

    Come ogni grande opera, è a strati. Al momento sono fermo alle correnti superficiali, man mano tenterò immersioni più serie (e se vi interessa vi riferirò le temperature di quelle acque). Al momento l'impressione è questa: bell'album, musica al solito diversa dalla roba che si sente in giro, con grandi storie raccontate come solo lui sa fare. Un album che vale un bel libro. Per quel che vale il mio parere, promosso, anche se mi sembra che – con il procedere delle tracce, soprattutto – manchino un po' le canzoni vere e proprie (scusate l'espressione in giornalese). Non chiedo strofe e ritornelli, ma almeno qualcosa che resti in testa non troppo difficilmente. Voi che ne dite? Al prossimo aggiornamento.

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    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.