Un anno senza Lost

Piero Vietti

Fuori i fazzoletti, su.

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    Come segnalato e ben documentato dal Post (e da me questa mattina su Twitter), un anno fa finiva una delle serie tv più belle e significative della storia della televisione: Lost. Sei stagioni e una mole biblica (è il caso di dirlo) di personaggi, storie e significati. Un esperimento unico nella storia di telvisione d'intrattenimento che ha raccolto un successo inimmaginabile all'inizio. Una storia racontata come un romanzo medievale, come disse una volta al Foglio Aldo Grasso, che andrebbe forse studiata per anni, fino a coglierne i significati più profondi. Di sicuro, una storia che ha cambiato il modo di fare fiction in televisione. Nel mio piccolo ne ho parlato sul Foglio. Così:

    Perché “Lost”, intrattenendo, ha portato in tv le domande fondamentali

    Lost in translation 

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    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.