La musica di Petrucciani e un film da vedere
"Ciò che conta è ciò che si ha nella testa e nel corpo".
Se in questi giorni volete andare al cinema, e soprattutto se nella vostra città lo proiettano, vi consiglio di andare a vedere "Petrucciani, body and soul", film documentario su uno dei più pazzeschi pianisti che la storia del jazz (e della musica in generale) abbia mai avuto. Non sono mai stato appassionato di jazz. Non mi ci sono mai applicato, per lo meno.
Ma la storia di Michel Petrucciani colpisce non solo per la musica. Ammalato di osteogenesi imperfetta, Petrucciani nascendo si ruppe tutte le ossa. La sua malattia lo rendeva fragilissimo, con le "ossa di cristallo" e ne fermò la crescita a un metro e due centimetri. Non potendo camminare, Petrucciani imparò a volare. Sul pianoforte.
"Body and soul" è da vedere perché racconta e suona la storia di un uomo "diverso" dal "normale" ma con lo stesso enorme desiderio di ogni altro uomo sulla terra. Lo racconta un suo amico, non ricordo chi, intervistato nel film. Michel desiderava da morire. Provò tutto, consumandosi per la musica, con gli amici, un sacco di donne (e un sacco di droga). "Odio la solitudine", diceva, "amo intrattenere e farmi intrattenere, devo stare sempre con gli altri".
La sua malattia, che per molti renderebbe la vita indegna di essere vissuta, contribuì a renderlo inimitabile: le sue ossa "flessibili" davano alle sue mani una velocità dieci volte superiore a quella di qualunque altro pianista. Capitò più volte che le ossa gli si rompessero mentre suonava. A Bergamo suonò il secondo bis con un tendine rotto: il dolore era talmente forte che Petrucciani si convinse di avere avuto un infarto. Suonò lo stesso. Un'altrta volta, sempre suonando, gli si ruppe un osso del bacino. Finì il concerto lo stesso. Si consumò, vivendo ogni singolo istante della sua vita come se fosse sempre l'ultimo, e bruciò tutto in 36 anni. Morì a New York il 6 gennaio del 1999.
"Le persone non comprendono che per essere un essere umano non è necessario essere alti un metro e ottanta. Ciò che conta è ciò che si ha nella testa e nel corpo. Ed in particolare ciò che si ha nell'anima", disse una volta.
Un film da vedere per queste e altre ragioni. E anche chi il jazz proprio non lo può soffrire uscirà dalla sala col desiderio di acquistare almeno un album del grande Petrucciani.
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La recensione di Mariarosa Mancuso
Petrucciani, una vita in "levare", dal blog Allegro tempestoso
Il Foglio sportivo - in corpore sano