E' tutta #colpadeimedia?

Piero Vietti

Che dice oggi Twitter?

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    Ormai è chiaro, Twitter è la nuova arma del giornalista collettivo e pigro. Basta che un argomento qualsiasi sia twittato da qualche decina di persone che ecco compaiono subito articoli, gallery e titoloni sui principali giornali on line. Nessuno ci salva da pippe mostruose su il-popolo-della-rete (declinato in questi casi in il-popolo-di-twitter) che fa-impazzire-i-social-network a colpi di tormentoni-sul-web.

    Dopo il fortunato episodio (anche gonfiato ad arte dai giornali) di #tuttacolpadipisapia che secondo gli espertoni avrebbe fatto perdere la poltrona di sindaco di Milano a Letizia Moratti, basta un argomendo un po' "trendy" su Twitter che per i giornalisti pigri è già "tormentone". La cosa si autoalimenta, ovviamente, nel grande gioco a rincorrere la vera droga dei siti Internet, il clic: qualcuno comincia a parlare di un argomento su Twitter, un giornalone ne parla e tutti quelli che parlavano di quell'argomento cominciano a twittare l'articolo del giornalone ("guardate, parlano di noi!") e così via. Il meccanismo è pazzesco, a volte funziona, spesso produce articoli che hanno lo stesso valore di una chiacchierata al bar.

    Ora immaginate che lo stesso giornalista che ha scritto questo articolo qua scendesse per strada e, visto un capannello di persone che discute di qualcosa, tornasse in redazione per dire che "il popolo della strada" dice questo e quello, con tanto di citazioni:

    Il signor Gino pensa che "la benzina costa troppo". "E' vero – replica la signora Maria – ma anche il pane non scherza". Interviene allora Gianni, che butta lì: "Avete visto che bella giornata?" [potete andare avanti per ore, con quello che scrive il popolo della rete].

    Che ve ne fareste di un articolo del genere? Nulla. Ma poiché "lo ha detto Twitter", Repubblica ci fa una gallery e la Stampa un articolo, addirittura paragonando gli utenti agli Indignados scesi in piazza in Spagna.

    Io sono convinto che Twitter sia un grande mezzo, utile, utilissimo. Che abbia reso di colpo vecchi i feed e che stia pensionando pure i blog. Penso che ad esempio dica la verità dei pensieri di molti opinionisti e giornalisti, che su Twitter scrivono molto di più di quello che possono o vogliono fare negli editoriali paludati sulle prime pagine dei loro giornali. Credo che, posto che si seguano le persone giuste, permetta di avere uno squardo ampio e completo di cosa succede in giro.

    Ma che un social network venga investito di colpo dell'aura di portatore sano della verità del pensiero dell'opinione pubblica, ecco, questo francamente mi sembra ridicolo.

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    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.