Tragedia in Liguria. Colpa del Dio della pioggia?

Piero Vietti

I cambiamenti climatici, si sa, sono il capro espiatorio del nuovo millennio.

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    I cambiamenti climatici, si sa, sono il capro espiatorio del nuovo millennio. Se piove, fa caldo, fa freddo, nevica o c'è siccità, è sempre colpa del riscaldamento globale (e dei suoi aggiornamenti linguistici). Di fronte alla tragedia di ieri in Liguria viene spontaneo chiedersi come sia possibile che ogni volta che piove un po' più forte succedano disastri simili. La domanda è trabocchetto, e porta a cadere nel luogo comune del "non ci sono più le mezze stagioni, signora mia". Dire che è copa del clima o, peggio, rispolverare il mantra "è tutta colpa dei cambiamenti climatici" (il presidente Giorgio Napolitano ha parlato di "tributo doloroso ai cambiamenti o turbamenti climatici")  permette di evitare il problema, dare la colpa a qualcun altro e – in fondo – di rinviare la soluzione: dato che il clima cambia bisogna ridurre le emissioni, giusto? Mica possiamo fare altrimenti, no? Peccato che questo atteggiamento sia l'opposto di un approccio minimamente scientifico alla questione.

    Come ci spiega il meteorologo dell'aeronautica militare Guido Guidi (animatore anche del blog Climate Monitor), "esiste innanzitutto un problema territoriale, al di là di quello delle infrastrutture". Intervistati al TG2 di questa mattina, alcuni abitanti della Lunigiana spiegavano che "tutti gli anni è la stessa storia".

    Bisogna capire innanzitutto che il clima non è il moderno Minotauro, cui "pagare tributi", non è il Dio della pioggia cui sacrificare volenti o nolenti delle vittime predestinate. In Italia neli ultimi anni le precipitazioni non sono aumentate; semmai è aumentata un po' la loro intensità, ma la quantità di acqua che cade sulla nostra penisola è la stessa. Come è possibile che si verifichino disastri del genere? Sicuri che non si possano prevenire? Un esempio lampante di ciò è questo: come ha scritto anche Guidi, il 27 luglio scorso a Roma è caduta all'incirca la stessa quantità di pioggia che è scesa sulla Capitale giovedì scorso. Qualcuno se n'era accorto? No, per il semplice motivo che all'epoca non c'erano le foglie secche che ostruivano i tombini. Il sindaco Alemanno ha poi spiegato che nessuno lo aveva avvertito che su Roma si sarebbe abbattuto un nubifragio, ma che gli avevano solo parlato di temporale. Ora, il termine "nubifragio" non vuol dire niente in meteorolgia, e che l'autunno è la stagione delle piogge si sa da quando l'uomo viveva nella caverne. Se i tombini non fossero stati otturati non ci sarebbe stato il caos di giovedì scorso, e ci saremmo risparmiati grandi sermoni sul clima che cambia e ci ucciderà tutti.

    Diverso il caso della Liguria e della Toscana: come ci dice Guidi, "il territorio italiano è fatto così: con certi eventi frana a valle". In Liguria la valle non c'è, la montagna scende direttamente in mare, e di fronte a un evento estremo come quello di ieri è purtroppo possibile che ci siano crolli e smottamenti. "L'acqua scesa ieri è eccezionale – dice Guidi – ma rientra nella casistica degli eventi eccezionali per la zona: Era già successo che scendessero 400 mm di pioggia in passato". In sostanza, non è normale ma è già accaduto.

    Detto questo, ci sono due punti ancora da chiarire: si può dire che la pioggi a Roma e quella in Liguria sono causate dal clima che cambia, dal caldo eccezionale dele scorse settimane, come ha affermato Massimiliano Pasqui del Cnr? E ancora: si potevano evitare almeno i morti?

    Sostenere che i due eventi di questi giorni abbiano cause legate al caldo che aumenta è "un'affermazione non scientifica", spiega Guidi: "Sono fenomeni che avvengono in scala limitata e sono condizionati dal contorno. Non li si può collegare a variazioni di lungo periodo, come al caldo che ha fatto venti giorni fa, sono dinamiche a se stanti al massimo collegate a dinamiche di breve periodo". In pratica, un conto è se arriva il temporale un giorno in cui a Roma fa molto caldo (in quel caso la pioggia aumenta), un altro dire che siccome un mese fa faceva caldo, oggi piove di più. Altro particolare: giovedì scorso (temporale a Roma) la temperatura del mar Tirreno era un po' più alta del normale. Questo fa dire agli espertoni che è chiaramente la causa del "nubifragio". Già, ma ieri il Tirreno era più freddo della media, eppure ha piovuto tanto lo stesso. "Come si fa a dire – si chiede Guidi – che la colpa dei due eventi è la stessa (i cambiamenti climatici, ndr) quando le condizioni di contorno erano così diverse?".

    Infine, sull'evitare i morti. Il sito dell'aeronautica militare ha un sistema di previsioni e di avviso molto ben fatto. In questa pagina c'è, aggiornata in continuazione, una cartina dell'Italia con le singole regioni colorate in modo diverso, da verde (nessun avviso) a rosso (molto pericoloso), passando per giallo (potenzialmente pericoloso) e arancione (pericoloso). Dicendo per inciso che giovedì scorso il Lazio era arancione (quindi un avviso Alemanno lo aveva ricevuto) e ieri Liguria e Toscana erano rosse, il punto è capire se localmente la Protezione civile e le autorità hanno agito in modo consapevole e tempestivo (quando c'è colore rosso vuol dire che si possono usare misure coercitive, dalla chiusura delle strade all'evacuazione).

    In tutto ciò, per finire, c'è da considerare che troppo spesso in Italia non si fa prevenzione, ma solo interventi straordinari. Bonifiche, costruzione e pulizia dei canali di scolo e delle fognature e altri accorgimenti aiuterebbero a impedire tragedie come quella di ieri in Liguria e allagamenti come quelli di Roma. Per non parlare – ma è un capitolo troppo lungo – della cementificazione dissennata di paesi, strade e montagne.

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    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.