Il calcio come Dio comanda

Piero Vietti

Oggi rubo il mestiere a Jack O'Malley, che ha già scritto del Pallone d'oro, e parlo di calcio inglese.

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    Oggi rubo il mestiere a Jack O'Malley, che ha già scritto del Pallone d'oro, e parlo di calcio inglese, perché il ritorno in campo dopo otto mesi di inattività di Paul Scholes (38 anni) nel magnifico derby di Manchester che ha visto lo United battere il City 3-2 nel terzo turno di FA Cup, è qualcosa di commovente. Scholes fa storia a sé, è chiaro: se richiamati in campo, molti dei giocatori che hanno da poco smesso l'attività avrebbero declinato l'offerta perché impegnati a bere birra in un pub o fare i commentatori su Sky. Scholes invece è tornato in quella che doveva essere la vendetta dei Red Devils dopo il 1-6 in campionato, ha picchiato come un tempo, sbagliato e chiesto scusa alla curva che comunque lo osannava, passato il pallone a Giggs (39 anni) come se gli anni Novanta fossero tornati di colpo (e in tribuna c'era Beckham, a suggello di tutto ciò).

    Grande partita (roba che in una Coppa nazionale altrove si sognano), con tutto al posto giusto: Rooney che segna una doppietta dopo che l'Independent lo dava in rotta con la squadra, City che combatte alla morte in dieci sotto la pioggia scrosciante, Ferguson che esulta come un bambino a ogni gol, Mancini che non polemizza con l'arbitro che per eccesso di zelo gli espelle un giocatore, il pubblico di casa che applaude in piedi i suoi dopo la sconfitta.

    Il fatto è che la Coppa d'Inghilterra è un'altra cosa rispetto a tutto il calcio che siete abituati a vedere. Il ritorno di Scholes, così come quello di Tierry Henry ieri sera con la maglia dell'Arsenal (gol decisivo contro il Leeds, stadio in delirio per il ritorno del Re, lui, un po' imbolsito, che esulta pazzo di felicità sotto gli spalti) non avevano il sapore di derby del cuore, né di partitella tra amici in pensione che si ritrovano dopo qualche anno sul campetto dell'oratorio e giocano stando attenti a non farsi male. I ritorni di Scholes e Henry erano la cosa giusta, e non potevano che avvenire in FA Cup, là dove ogni cosa è possibile, anche che una squdaretta di quarta divisione come lo Swindon Town, allenata da un cazzutissimo Di Canio, batta il Wigan (Premier) e superi il turno. E' quasi regola fissa che ogni anno qualche squadra delle serie minori arrivi molto avanti nella competizione, non è mai una sorpresa quando qualcuna di queste giunge persino a giocarsi la finale a Wembley. La retorica del calcio inglese che è diverso dagli altri annoia anche me, ma quando racconta storie così l'unica cosa che si può fare è invidiarlo. Se volete calcio come Dio comanda, è qua che dovete guardare.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.