Orgoglio nazionale irlandese

Piero Vietti

A proposito di inni fischiati, botte ra tifoserie e arresti di hooligans, vi segnalo questa perché mi è davvero piaciuta un sacco (niente botte, solo sana rivalità nazionale e calcistica).

    A proposito di inni fischiati, botte tra tifoserie e arresti di hooligans, vi segnalo questa perché mi è davvero piaciuta un sacco (niente botte, solo sana rivalità nazionale e calcistica). Il video è di qualche giorno fa. Quello che arriva dal fondo della via è il pullman della nazionale inglese, diretto al proprio albergo. Ad attenderlo due ali di folla ai lati della strada, centinaia di persone. Tifosi inglesi, direte voi. No. Quando il pullman è quasi arrivato. le persone sul marciapiede tirano fuori bandiere verdi, bianche e arancioni: sono tifosi irlandesi. Mentre il bus rallenta, tra i buu della folla, un irlandese intona "The fields of Athenry", bellissimo canto tradizionale della gente di Dublino che racconta la storia di un uomo che si ribella alla Corona inglese e viene arrestato durante la grande carestia che colpì il paese nell'Ottocento. Il canto è il dialogo tra lui e la moglie, separati dal muro della prigione. Lui verrà portato via, c'è una nave prigione che già lo aspetta per portarlo a Botany Bay, in Australia, e chiede alla moglie di crescere loro figlio con dignità. Non ha nulla da rimproverarsi: si è ribellato alla fame cui Londra costringeva il popolo irlandese e Londra lo ha punito. Ma "nulla importa, Mary, quando sei libero". Lo stesso canto che i tifosi irlandesi hanno cantato a squarciagola allo stadio dopo la sconfitta per 3-1 contro la Croazia. Come ha scritto anche Jack O'Malley, la squadra allenata dal Trap probabilmente non vincerà nemmeno una partita, ma ha dei tifosi meravigliosi.

    AGGIORNAMENTO: Questa sera migliaia di tifosi in Polonia cantavano questo inno nei minuti finali della partita contro la Spagna. Sotto per 4-0. Se volete farvi un'idea della cosa, guardate qua (è il finale di Croazia-Irlanda).

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.