Le idee (vaghe) di Bezos per rilanciare il Post

Piero Vietti

Come noto, il fondatore e proprietario di Amazon, Jeff Bezos, ha acquistato il malandato (economicamente) Washington Post un mese fa (l'affare si chiuderà a fine ottobre, però).

    Come noto, il fondatore e proprietario di Amazon, Jeff Bezos, ha acquistato il malandato (economicamente) Washington Post un mese fa (l'affare si chiuderà a fine ottobre, però). Ha parlato con il suo nuovo giornale per la prima volta in questi giorni. A leggere le sue parole, sembra che l'unica certezza al momento siano i suoi (molti) soldi, che metterà a disposizione del Post per fare lavorare lo staff senza acqua alla gola. Perché, a parte questo, Bezos non sembra avere ancora le idee chiare sul futuro del giornale (o almeno non vuole rivelarle, evitado l'effetto annuncio di tanti che si presentano come quelli-che-salveranno-i-giornali). Per sua stessa ammissione, Bezos peraltro non è mai stato né un grande lettore di quotidiani né uno che sognava di entrare in una redazione. Bezos è un uomo d'affari, e per ora si limita ad offrire slogan:

    “We've had three big ideas at Amazon that we've stuck with for 18 years, and they're the reason we're successful: Put the customer first. Invent. And be patient,” he said. “If you replace ‘customer' with ‘reader,' that approach, that point of view, can be successful at The Post, too.”

    Ad Amazon ha funzionato. Il mondo del giornalismo guarda con curiosità e speranza agli "esperimenti" (parole sue) che farà per far ripartire una nuova "stagione d'oro" al Post. I soldi per rischiare cose nuove ce li ha. E questo è un ottimo punto di partenza.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.