Non solo selfie
Tavolino selvaggio. Periodicamente, allo spuntare dei primi fiori, arriva la notizia del “blitz dei vigili contro il tavolino selvaggio”. Zone solitamente interessate: Trastevere, Pantheon, Piazza Navona, rione Monti, Campo de’ Fiori (dove però c’è spesso anche la speculare “emergenza blatte”: chi non ha l’emergenza tavolino selvaggio potrebbe avere l’emergenza blatte e viceversa). Ma la vera domanda è: davvero il romano è così esacerbato dalla presenza del tavolino selvaggio? Da esame empirico di un campione arbitrario ma significativo di casi, disomogeneo per età ed estrazione sociale, e lasciando perdere, in questa sede, la questione prettamente giuridica legata all’occupazione di suolo pubblico, risulta all’estensore di questa rubrica quanto segue: chi lamenta (unitamente agli schiamazzi notturni e al cosiddetto “degrado”) la presenza di tavolini selvaggi in una zona di Roma, è spesso anche colui il quale, in altra zona di Roma, lamenta l’impossibilità di trovare un posto che sia uno al tavolo di tale o talaltro bar (frase o ragionamento tipo: “Certo solo in Italia c’è una capitale in cui c’è la rissa per sedersi a prendere un caffè in piazza…”. Variante alla frase o al ragionamento tipo: “Certo solo in Italia c’è la lista d’attesa per due sgabelli all’aperitivo…”). Se ne deduce che l’emergenza “tavolino selvaggio” è una categoria dello spirito, e il codice civile nulla può contro la percezione soggettiva di questa sovrabbondanza che è anche mancanza.
Selfie. Di buon mattino, mercoledì 6 aprile, giunge la notizia che “2.500 aste da selfie sono state bloccate tra Colosseo e Vaticano”. Pare infatti che l’oggetto in questione sia diventato l’articolo più abusivamente venduto sui banchi degli ambulanti. Volendo, l’emergenza “asta da selfie” si può collegare alla sopracitata “emergenza tavolino selvaggio”: sono stati infatti avvistati turisti intenti a farsi foto con asta da selfie in mezzo a selve di tavolini selvaggi, con conseguenze disastrose: bicchieri rotti, gomiti in testa all’avventore seduto accanto, piccioni che rubano pezzi di cornetto dal piatto mentre il fotografo dilettante si distrae.
Suspense. “Ma Guido Bertolaso si ritira dalla corsa a sindaco oppure no?”, è l’interrogativo che ha sostituito il precedente tormentone “ma Ignazio Marino si candida oppure no?” (non si candida). C’è infatti, nella travagliata scalata al Campidoglio, un problema di sovraffollamento a destra (nel centrodestra). Il Corriere della Sera, a firma Francesco Verderami, ricostruisce il dilemma del candidato Bertolaso, specie nel rapporto con Silvio Berlusconi (e a un certo punto si profila addirittura la possibilità di un ritorno in Africa. Anche se non è Walter Veltroni).
Suspense 2. Ma Massimo D’Alema davvero non voterà Roberto Giachetti, candidato dem. (Breve riassunto dei fatti: Roberto Giachetti, candidato dem, va a “8 e mezzo”, su La7, e dice: “Normalmente sono disciplinato e voto per i candidati del mio partito, ma in questo caso mi prenderò un ulteriore momento di riflessione, perché non vedo un leader dalla caratura adatta ai problemi della città”. Risposta di Giachetti: “D’Alema non mi vota? Meglio così. Tanto dove c’è lui si perde sempre. Massimo, mi aiuti a tua insaputa”). E però, si legge su Repubblica edizione locale, molti sondaggisti individuano una zona dalemianamente e non dalemianamente “dubbiosa” di elettori di area Pd e limitrofe. Che cosa dovrà fare dunque Giachetti per convincere gli indecisi? Coprirsi a sinistra? Coprirsi al centro? Giocare sui nomi in lista? Continuare la “campagna d’ascolto per quartieri” avviata durante le primarie per la candidatura a sindaco? Trasformarsi davvero, come paventato da lui stesso e da parte della satira, in “Jeeg Robbé” (dal Jeeg Robot del film, e dopo il tuffo metamorfico nel Tevere)?
Il Foglio sportivo - in corpore sano