La conferenza stampa a Trinità de’ Monti (foto LaPresse)

Il destino della Scalinata Restaurata e il day after della Roma non-olimpica

Marianna Rizzini

Il “che fare” di Trinità de’ Monti è questione che incombe a fine restauro e in concomitanza con la “restituzione” della scalinata alla città (oggi). Che cosa succederà ora – recinto? non recinto?

Sfilate, funamboli, bivacco? Il “che fare” di Trinità de’ Monti è questione che incombe a fine restauro e in concomitanza con la “restituzione” della scalinata alla città (oggi). Come gestirla?, è la domanda che angustia il mondo della cultura. Ed ecco che, al grido di “la scalinata deve essere vissuta, ma non può essere utilizzata come fosse l’uscita di uno pseudo pub irlandese all’italiana”, insorgono lo storico Carlo Strinati e altri intellettuali, artisti e imprenditori (tra cui Roberto Wirth, Umberto Galimberti, Massimiliano Fuksas, Masolino D’Amico, Anna Fendi, Gianni Rivera e Dante Ferretti), firmatari di un appello dell’Associazione Via Condotti. Punto primo: quando e come e quanto sostare sulla scalinata? Strinati dice che la sosta “deve essere consentita ma regolamentata, perché la scalinata è stata concepita come via di transito”.

 

Quindi non un luogo “dove si beve, ci si ubriaca, si schiamazza, si molestano le persone tra loro, si fanno i propri bisogni corporali e si rompono spesso e volentieri gli arredi urbani che abbiano la disgrazia di trovarsi nei dintorni”. Lo storico, intervistato dal Corriere della Sera, ha auspicato l’esclusione “a priori” dell’utilizzo “della parte centrale per sedersi e sostare”, pur non arrivando “a riprodurre i divieti della Spagna franchista…per cui non ci si poteva riunire in più di poche persone pena l’arresto…”. Lascerebbe però campo libero “nelle parti laterali e nelle due piazze lungo la salita ma senza riempire integralmente i gradini” per non impedire “a chi cammina di passare”.

 

E così oggi, giorno della “restituzione ai cittadini” della scalinata, come dice il sindaco Virginia Raggi fresca di “niet” alle Olimpiadi, la città si è svegliata senza sapere che cosa succederà tra Piazza di Spagna e Villa Medici. La querelle della Trinità (de’ Monti), infatti, va avanti da tutta l’estate, con picco polemico il 9 settembre, giorno in cui Paolo Bulgari, presidente della nota maison di gioielli, si è detto “molto preoccupato” per il destino della scalinata: “…abbiamo speso tanti soldi per riportarla al suo splendore e se non si mettono regole ben precise tornerà il bivacco di sempre. Tempo pochi mesi e sarà di nuovo in mano ai barbari” che, scendendo dal Pincio, ciondolano con la bottiglia in mano (e visto il costo dei lavori – un milione e mezzo di euro – la cosa preoccupa).

 

Come proteggere, dunque, i 135 gradini progettati nel Settecento dall’architetto Francesco De Sanctis? Nel dubbio, si è parlato persino di un “recinto” (soluzione aborrita dall’assessore alla Cultura Luca Bergamo, contrario alle “cancellate”, e dal sovrintendente ai Beni culturali Claudio Parisi Presicce, che la definiva “improponibile”. I restauratori e le restauratrici, intanto, si riposano dall’immane fatica di cui parlava Bulgari: rimuovere gomme da masticare e macchie di caffè dai gradini in travertino. Che cosa succederà ora – recinto? non recinto? – non è dato sapere (e c’è chi, come Paolo Conti sul Corriere della Sera locale, si domanda “…quanti soldati occorreranno per evitare che la fatica dei restauratori di Trinità de’ Monti non venga vanificata in cinque-sei weekend di bivacchi?…”).

 

Il sindaco Raggi ha detto “no” alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024, ma non è finita qui. In attesa dell’incontro tra il premier Matteo Renzi e il presidente del Coni Giovanni Malagò, infatti, e mentre l’ex premier Romano Prodi esprimeva rammarico, oggi l’assessore all’Urbanistica di Roma Paolo Berdini, a “Radio Anch’io”, parlava di “occasione persa… Siccome siamo arrivati alla consunzione del modello dissipativo, che ha portato tutte le città al fallimento, bisogna cominciare a far entrare nella testa del paese che anche le occasioni della straordinarietà possono essere utilizzate per il governo ordinario delle cose…”. (si profila altro guaio per la Giunta?).

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.