Gli occhiali di Berlusconi
Sabato sera per la seconda volta il Presidente ha sfoggiato allo stadio occhiali da vista che gli auguriamo leggeri e che per altro gli donano.
Sabato sera per la seconda volta il Presidente ha sfoggiato allo stadio occhiali da vista che gli auguriamo leggeri e che per altro gli donano. Ne avrà certamente tratto una più nitida visione del gioco. Non fanno quello che dico io, ha detto. Effettivamente si è giocato a palla avanti e pedalare, lui vorrebbe manovra costruita e possesso. Ma l’ultimo Milan così era quello di Pirlo, Seedorf e Kakà e fu prima dell’avvento dell’èra muscolare. Contro la Juve abbiamo giocato per non prenderle o non prenderne tanti da far ripiombare l’autostima, e a inizio stagione contro un avversario collaudato e solido una scelta del genere la si può anche capire, i rapporti di forza quelli sono. Il guaio dunque non è che si sia perso: è come. Se si lavora a un sapido zero a zero, pensando magari di sfruttare un episodio, un rimpallo, un accidente per fare pure il colpaccio, se insomma sostanzialmente si vuole fare catenaccio, catenaccio ha da essere. Che nei suoi canoni non contempla che ci si agglutini in cinque al centro senza riuscire a sradicare la palla dai piedi di Pogba, lungagnone di talento ma vagamente abulico, addirittura lasciandogli scoperto un fianco per l’assist al veleno. Tevez è vero ha tutt’altro dinamismo e il baricentro molto basso lo aiuta ma era quasi a terra eppure ha fatto in tempo a rialzarsi e correre a raccogliere l’infiltrazione. Al ralenti si vede un piede rossonero che va in tackle, il contrasto è molle, la caviglia dell’Apache non flette e guadagna pure un leggero rimpallo che gli consente stendere l’arto e non strozzare il tiro. Hanno combinato proditoriamente un’azione da manuale, lo ammetto e dio sa quanto mi costa. Però da parte nostra, una cosina più arcigna no? I nostri avi, loro sì che alla bisogna sapevano come fare la cozza attaccata al culo nemico.
Il Foglio sportivo - in corpore sano