Troppi attaccanti nel Milan e poche idee
Non capisco perché continuiamo a impilare attaccanti e in mezzo al campo nemmeno un’aringa, un pesce azzurro che dia fosforo ai compagni e sbrilluccichii al gioco.
Non capisco perché continuiamo a impilare attaccanti e in mezzo al campo nemmeno un’aringa, un pesce azzurro che dia fosforo ai compagni e sbrilluccichii al gioco. Nemmeno uno neanche per sbaglio. Non dico il sogno proibito Gündogan, o un Biglia da rispolverare e far risplendere, ma nemmeno lo splendido Baselli che pure ce l’abbiamo a portata di schioppo o un quarto di Modric da riperticare a poco prezzo al supermarket calcistico dei Balcani. E a dire il vero non capisco nemmeno perché nel mondo variegato dei parametri zero da noi sbarchino logore ombre e altrove arzilli nonnetti che hanno ancora piedi buoni e vedono il campo come si conviene. Non so è colpa di osservatori che non vedono, di manager senza competenza o di procuratori che marciano a mazzette. So che da quando quel testone di Max Allegri pensò di mettere su il centrocampo muscolare e cominciò a fare a meno di Pirlo, da allora stiamo in bianco, rovinati. Abbiamo spezzato le reni al Parma che c’è quasi da vergognarsi, per un tempo intero non sapendo come andare avanti siamo andati a marcia indietro. Nota positiva della giornata, la sconfitta dell’Inter. Meschinamente non avrei sopportato che a due illustri tifosi dei rosa-nero e dei nerazzurri tutto andasse per l’acqua dell’orto proprio nei giorni della loro massima consacrazione.
Il Foglio sportivo - in corpore sano