I vescovi polacchi alla prova del Sinodo: “Difenderemo l'eredità di Wojtyla”
Roma. In una lunga intervista al National Catholic Register, il presidente della Conferenza episcopale statunitense, mons. Joseph Kurtz, parla del prossimo Sinodo ordinario sulla famiglia e spiega che dalle sue parti, a differenza della Germania del cardinale Reinhard Marx, dove le aspettative sono alte e le attese non possono essere disattese (come disse un anno fa Walter Kasper) l’approssimarsi dell’appuntamento autunnale non crea grande ansia: “Da un lato c’è la volontà di raggiungere le persone più bisognose e dall’altro i fedeli vogliono essere rassicurati sul fatto che noi non ci distaccheremo dagli insegnamenti della chiesa. Sono giustamente preoccupati” sul fatto che la fedeltà al magistero della chiesa possa venire meno: “Mi farò carico di questa preoccupazione”, ha aggiunto Kurtz, che a Roma rappresenterà gli Stati Uniti insieme al cardinale DiNardo e ai vescovi Chaput e Gómez.
Molto meno diplomatici sono stati invece i battaglieri vescovi polacchi, che già lo scorso ottobre avevano chiarito la loro posizione attraverso il presidente della conferenza episcopale, mons. Stanislaw Gadecki. “Il fine di questo Sinodo pastorale è quello di sostenere le famiglie in difficoltà o il suo scopo è quello di studiare dei casi particolari?”, s’era domandato il presule in un’intervista alla Radio Vaticana. “Il nostro obiettivo principale – aveva aggiunto – è di sostenere la famiglia pastoralmente, non di colpirla, esponendo situazioni difficili che esistono, ma che non costituiscono il nucleo dell’esperienza familiare. Questi casi particolari non possono far dimenticare il bisogno di supporto che hanno le famiglie buone, normali, ordinarie, che lottano non tanto per la sopravvivenza ma per la fedeltà”. A cinque mesi di distanza, la posizione di Gadecki è stata fatta propria dal plenum dei vescovi polacchi: “Noi difenderemo ciò che ha insegnato Giovanni Paolo II” nell’esortazione Familiaris Consortio, ha detto il vescovo di Lodz (e vicepresidente della conferenza episcopale), mons. Marek Jedraszewski. Conversando con i giornalisti a margine dell’assemblea dei presuli locali, Jedraszewski ha aggiunto che “nessun Papa è creatore della dottrina della chiesa, ma solo il suo primo protettore, in collaborazione con l’intero episcopato”. Il portavoce dei vescovi polacchi ha poi sottolineato che l’urgenza è quella di “scoprire il matrimonio alla luce della rivelazione di Dio, e non di adattare il Vangelo e l’insegnamento della chiesa agli atteggiamenti culturali che cambiano”. All’assemblea, in qualità di uditori, hanno partecipato anche cinque esperti in fatto di famiglia e matrimonio.
[**Video_box_2**] Tra gli interventi più duri, c’è stato quello del professor Stanislaw Grygiel, allievo di Karol Wojtyla a Lublino, ordinario di Antropologia filosofica all’Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia e per decenni stretto confidente del Pontefice canonizzato la scorsa primavera. A giudizio di Grygiel, consentire un secondo o terzo matrimonio, e quindi il riaccostamento all’eucaristia dopo un periodo di penitenza, significherebbe nient’altro che “benedire il peccato”. Il centro del dissidio rimane però la Germania, dove anche ieri la linea del cardinale Reinhard Marx, capo dei vescovi locali e arcivescovo di Monaco, è stata pubblicamente criticata da un altro porporato connazionale, Paul Josef Cordes, che già aveva bollato come “chiacchiere da bar” le frasi del confratello sulla chiesa tedesca “che non è una filiale di Roma” – “da persona che si occupa di etica sociale, il cardinale Marx s’intende di indipendenza delle filiali delle grandi aziende”, aveva commentato Cordes in una lettera inviata al periodico Tagespost. Sui temi più delicati all’oggetto del Sinodo, come ad esempio la riammissione dei divorziati risposati alla comunione, l’ex presidente del pontificio consiglio Cor Unum ha sottolineato che “sarebbe paradossale se si volesse attribuire una funzione di fonte di fede a un piccolo gruppo di fedeli che si trova a vivere “una situazione spirituale sfortunata, ma oggettivamente irregolare”.
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