Il flop del sondaggio per cacciare mons. Cordileone: l'88 per cento dice no
Roma. Le veglie notturne davanti alla cattedrale di St. Mary per implorare tutti i santi di far sloggiare l’arcivescovo Salvatore Cordileone non avevano avuto effetto. Così, cento rappresentanti dell’intellighenzia cattolica di San Francisco, quella edulcorata e naïf à la Nancy Pelosi, tanto per farsi un’idea, hanno deciso di comprare una pagina intera sul quotidiano a grande tiratura San Franciso Chronicle per supplicare il Sommo Pontefice, il Papa di Roma, di rimuovere il vescovo dalla sua cattedra. Il motivo è presto detto: Cordileone è troppo conservatore. Non è in linea con il cattolicesimo da Golden Gate, che contempla pure la possibilità di invitare in parrocchia alcune drag queen a condurre un evento benefico.
Un rapporto difficile, quello del presule italo-americano con la città californiana. Un corpo estraneo, come ebbe a scrivere il New York Times quando Cordileone decise che nelle scuole cattoliche della diocesi non si sarebbe più dovuto insegnare che l’omosessualità è conforme alla legge naturale, che la ricerca sulle staminali è una grande conquista della scienza e che di contraccezione si può ben parlare. “In questa città che ha contribuito a dar vita al movimento per i diritti gay”, osservò il Nyt, quel vescovo non è che ci stia troppo bene. E infatti, nel manifesto dai tratti lugubri (la spessa cornice nera lo fa sembrare un necrologio pronto per l’affissione nella bacheca di qualche chiesa), i cento “cattolici impegnati e ispirati dal Vaticano II”, che credono “nelle tradizioni della coscienza, del rispetto e dell’inclusione”, chiedono a Francesco di “sostituire l’arcivescovo”, colpevole di “aver favorito un’atmosfera di divisione e intolleranza”.
[**Video_box_2**]E giù, di seguito, il nutrito cahier de doléances, con il racconto di “docenti costretti ad accettare un codice morale nelle scuole superiori cattoliche” e l’accusa di aver fatto adottare un manuale “il cui tono pastorale pare più vicino alla persecuzione che all’evangelizzazione”. E, colpa ancor più grave, “l’arcivescovo ha rifiutato di rivedere le sue posizioni” dopo le lamentele di genitori, nonni, zie e zii tutti indignati. Naturalmente, sarebbe stato ignorato anche il “chi sono io per giudicare” pronunziato dal Papa a bordo del volo che lo riportava a casa dopo la Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, mediaticamente eretto a precetto dottrinale del pontificato. Tra i capi di imputazione messi nero su bianco dai firmatari (tra cui diversi alumni di scuole cattoliche), anche quello d’essersi “isolato dalla comunità”, rinchiudendosi in una sorta di dorato fortino. Ecco allora che il San Francisco Gate, online, ha subito proposto un sondaggio per fomentare la rivolta, in modo che a Roma l’eco del manifesto giungesse assai più forte. Semplice e netta la domanda proposta: “Papa Francesco deve rimuovere l’arcivescovo Cordileone dalla diocesi di San Francisco?”. Risposta: no. Almeno così la pensa (a ieri) il 78 per cento di quanti hanno partecipato alla rilevazione. Sostengono, questi ultimi, che il presule non sta facendo altro che “sostenere i valori della chiesa cattolica”. Ergo, il suo lavoro. Un ulteriore 10 per cento va pure oltre: “Il vescovo fa bene a opporsi alle nozze tra persone dello stesso sesso”. E le falangi di professori e studenti “terrorizzati” dalle mosse del vescovo che avrebbe predisposto – a loro dire – addirittura la somministrazione di “un test di purezza” ai ragazzi chini sui libri? Solo l’uno per cento pensa che “stia agendo nella illegalità”, mentre l’11 ritiene che Cordileone stia alimentando un clima di intolleranza. Il popolo fedele, evidentemente, non la pensa come la crème de la crème cittadina.
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