Accogliere i fedeli separati e sveltire le pratiche di nullità matrimoniale. Novità dalla curia di Milano
Il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, ha deciso l’apertura di un ufficio per l’accoglienza delle persone il cui matrimonio è andato in crisi. Si chiamerà “Ufficio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati”. Nel decreto che istituisce il servizio diocesano, il porporato osserva che “la presenza di molti fedeli che vivono l’esperienza della separazione coniugale e lo specifico dovere del vescovo di provvedere adeguatamente all’accompagnamento di queste situazioni, suggeriscono la costituzione di una nuova e specifica articolazione organizzativa della Curia arcivescovile che offra la sua competenza ai fedeli che vivono la prova della separazione, valorizzando al meglio le numerose risorse già operanti nel territorio diocesano in questo ambito (in primo luogo i Consultori familiari cattolici, i patroni stabili e il Tribunale ecclesiastico)”. La decisione è conseguenza anche della volontà di “approfondire il significato e le conseguenze pratiche dell’affermazione centrale della Relatio Synodi”, il documento che ha concluso il Sinodo straordinario dello scorso ottobre, che ha individuato nella famiglia il soggetto privilegiato dell’evangelizzazione.
Quanto ai compiti funzionali dell’Ufficio, niente a che vedere con quello per la cura delle anime di Friburgo, che nel settembre del 2013 arrivò a raccomandare il riaccostamento alla comunione dei divorziati e risposati civilmente (con tanto di ammonizione del cardinale prefetto della Dottrina della fede, Müller). Piuttosto, “l’ufficio è pensato come un servizio pastorale per i fedeli che vivono l’esperienza della separazione coniugale agevolando, laddove se ne diano le condizioni, l’accesso ai percorsi canonici per lo scioglimento del matrimonio o per la dichiarazione di nullità”.
Scola, di certo non ascrivibile alla corrente “progressista” che fa proprie le tesi del cardinale Walter Kasper circa la necessità di aggiornare la prassi pastorale della Chiesa in fatto di morale sessuale, mette in pratica quanto già delineato - da ultimo - in un intervento pubblicato sulla rivista Communio della scorsa estate, in cui aveva prospettato proprio la semplificazione del processo di nullità (punto sul quale è stata trovata una convergenza nel corso del dibattito sinodale di ottobre).
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