Se anche l'America si scopre meno cristiana (e soprattutto meno cattolica)
Roma. Mai, prima d’ora, c’erano stati così pochi cristiani negli Stati Uniti, dove il prossimo settembre arriverà il Papa per la sua prima visita – Bergoglio non c’è mai stato neppure prima di ascendere al Soglio di Pietro – nell’America del nord. Premessa: le cifre sono ancora alte (il 71 per cento della popolazione si dichiara cattolico, protestante, ortodosso), ma in calo ormai costante. Solo otto anni fa, ha rilevato il Pew Research, i cristiani erano il 79 per cento. Una “perdita” stimata in circa cinque milioni di adulti che semplicemente hanno smesso di credere in Dio. “La tendenza è grande, estesa e visibile ovunque”, ha spiegato Alan Cooperman, il direttore del centro di ricerche Pew sulle religioni. “Il declino sta prendendo piede in ogni regione del paese, inclusa la Bibble Belt”, il fortino di predicatori evangelici che tanto peso aveva anche nelle primarie repubblicane per decidere chi mandare alla Casa Bianca. E’ ora di buttare al macero le vecchie cartine che dividevano il paese a seconda delle confessioni religiose, capaci di spartirsi per secoli stati e comunità da est a ovest. Il sud bastione degli evangelici bianchi, il nordest culla dei cattolici, il midwest nido del resto dei protestanti, l’ovest appannaggio dei cosiddetti non affiliati: fotografia vecchia e sbiadita, a quanto pare. In Massachusetts, terra della apostolica romana dinastia dei Kennedy, i cattolici sono calati di dieci punti percentuali. Stesse cifre in Carolina del sud per gli evangelici, nonostante i canali televisivi e le trasmissioni radio inneggianti alla causa.
Il grafico del Pew Research Center che testimonia il calo dei cristiani negli Stati Uniti
Come altrove, però, la tendenza al declino è più accentuata per i cattolici, che segnano il passo ormai ovunque: “Nel 2007 si dichiarava ‘ex cattolico’ il 10 per cento della popolazione, adesso è il 13”, mette nero su bianco il report, e non c’è nulla che faccia pensare che il quadro muterà in tempi brevi. Tre milioni di fedeli al Papa in meno, un dato rilevante anche perché nelle ultime decadi – sottolinea il Pew Research Center – il loro numero era rimasto stabile, soprattutto in virtù della massiccia ondata migratoria dall’America latina. Oggi, si legge nel rapporto, “solo il sedici per cento di quanti sono compresi nella fascia d’età che va dai diciotto ai ventiquattro anni si professano cattolici”, numeri insufficienti per compensare morti e cosiddetti sbattezzati. “Il problema è che le conversioni sono ben poche, a fronte di quanti compiono il percorso opposto, che da cresciuti con un’educazione cristiana smettono di credere”, precisa Cooperman.
[**Video_box_2**]I non affiliati oggi sono più numerosi dei cattolici (23 per cento contro 20), secondi solo agli evangelici, che dominano, seppur a fatica, la speciale classifica. Raddoppiano gli atei e gli agnostici, tanto da superare in numero luterani, metodisti ed episcopaliani messi insieme. Se il presidente degli “Atei americani”, David Silverman, spiega i risultati della rilevazione come la conferma che la sua associazione “ha ragione e che adesso gli atei sanno che non sono più soli in questo mondo”, il Pew Research non illustra le ragioni del crollo di fedeli cristiani. Sul New York Times, David Leonhardt ha ipotizzato che una risposta può essere individuata scrutando il profilo di chi si inserisce tra la sempre più folta schiera dei non affiliati (56 milioni oggi contro i 36 di otto anni fa): giovani bene istruiti e ricchi. Uno spaccato assai simile a quello che si registra in Europa, con le chiese frequentate per lo più da anziani. Il declino dei cristiani non si accompagna però a quello degli altri culti, emerge dal dossier: ebrei, musulmani e induisti tengono nei numeri, e in qualche caso perfino crescono, seppur di poco. Nel complesso, i non cristiani rappresentano quasi il 6 per cento degli americani contro il 5 del 2007. Tutte da valutare le ricadute sulla politica e la tradizionale contesa per la Casa Bianca anche se, nota il Nyt, “i conservatori e i repubblicani hanno tradizionalmente fatto affidamento sull’ampio consenso tra i cristiani bianchi per compensare il deficit sostanziale tra i non bianchi e l’elettorato laico”. Basti pensare che Mitt Romney, nel 2012, ha conquistato il voto del 79 per cento degli evangelici e del 59 per cento dei cattolici. Eppure, aggiunge il quotidiano newyorchese, il calo di quanti si definiscono cristiani potrebbe anche essere interpretato come una reazione all’associazione del cristinaensimo con i valori politici conservatori.
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