Vescovi insorgono contro Parolin: “Francesco non la pensa come lui”
Roma. Rispondendo mercoledì alle domande del quotidiano Irish Times, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, confermava quanto detto la sera prima dal segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin che aveva definito “sconfitta dell’umanità” il referendum irlandese sui matrimoni omosessuali. Lombardi aggiungeva che la dichiarazione era condivisa dalla Santa Sede “parola per parola”. Tra l’episcopato mondiale, però, le voci in dissenso rispetto alle frasi del segretario di stato – frasi appoggiate peraltro dai cardinali Walter Kasper e Francesco Coccopalmerio – si moltiplicano. Tutte si soffermano sulla “sconfitta dell’umanità”, dimenticando che Parolin aveva anche osservato che “per noi la famiglia rimane il centro, e dobbiamo veramente fare di tutto per difendere, tutelare e promuovere la famiglia perché ogni futuro dell’umanità e della chiesa dipende dalla famiglia”. Dall’Irlanda che a giudizio dell’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, deve interrogarsi in profondità su quanto accaduto, visto che “la maggioranza di chi ha votato sì al referendum ha passato dodici anni nelle nostre scuole cattoliche”, il vescovo emerito di Killaloe, mons. Willie Walsh, è sbottato: “Non accetto che il voto sia definito una sconfitta per l’umanità”, ha detto. “Sono a disagio davanti a questa dichiarazione. Ci sono stati tanti disastri in giro per il mondo, ma di certo non posso sostenere con convinzione che il referendum sia uno di questi. Non posso accettare l’idea che oltre un milione di persone che si sono recate alle urne fossero traviate nel loro giudizio”. A ogni modo, ha detto il presule, “dubito seriamente” che le affermazioni espresse da Parolin “siano condivise dal Papa”. Si tratta di frasi, ha aggiunto mons. Walsh, “inappropriate, che non penso rappresentino il pensiero di Francesco, nonostante provengano da una delle personalità più rilevanti della chiesa”. Il vescovo – che alla radio RTE si è rifiutato di rispondere alla domanda su un suo sostegno alla consultazione referendaria – ha sottolineato che “difficilmente si potrebbe dare un’occhiata alle celebrazioni e dire che non è cresciuta la felicità della gente nel paese”. Quello di Parolin, ha chiosato il vescovo emerito di Killaloe, “è stato un giudizio duro su tutta la questione”.
Posizioni analoghe si registrano in Germania, dove la conferenza episcopale – a coinciare dal suo presidente, il cardinale Reinhard Marx – è schierata in prima linea nella battaglia per aggiornare la prassi pastorale in fatto di morale sessuale. Il vicario generale della diocesi di Essen, Klaus Pfeffer, dopo essersi detto “spaventato” per le affermazioni di Parolin, ha spiegato che “le sconfitte per l’umanità sono ben altre” e che dire cose del genere “in riferimento all’omosessualità e a tutti i relativi problemi, è qualcosa di completamente inadeguato”. Il segretario di stato, a suo dire, erigerebbe dei muri che limitano o annullano il dialogo: “Diamo al mondo, come chiesa cattolica, la brutta impressione di non essere in grado di dialogare con la realtà della vita delle persone del nostro tempo”. Le parole del segretario di stato – scelto da Papa Francesco e da lui creato cardinale nel primo concistoro utile – sono, a dire del vicario di Essen, “superficiali”.
[**Video_box_2**]Intanto, nel tardo pomeriggio di ieri, il Pontefice ha accolto nella cappella del convitto di Santa Marta un gruppo di venti bambini gravemente ammalati, accompagnati dai loro genitori e da alcuni volontari dell’Unitalsi. Bergoglio, dopo aver tenuto una meditazione sul mistero della sofferenza dei più piccoli, ha espresso ammirazione per il coraggio dei genitori che rifiutano l’aborto, che “è una falsa soluzione del problema della sofferenza”.
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