Laudato si'
Enciclica, i ghiacci che si sciolgono rischiano di annacquare tutto il resto
Roma. La giornata era iniziata con Leonardo Boff, ex padre francescano cultore della madre terra, che dal suo buen retiro brasiliano faceva sapere al mondo quanto longa fosse stata la sua manus nella stesura del documento papale sulla cura della casa comune. “Francesco mi aveva chiesto di inviargli i miei libri per questa enciclica”, ha sottolineato Boff, aggiungendo che il testo pullula di richiami alla teologia della liberazione “di cui sono rappresentante”, e che solo qualche giorno fa da Santa Marta lo hanno chiamato al telefono per ringraziarlo “dei contributi offerti per la stesura della Laudato si’”. La notizia, invece, è quella contenuta nell’auspicio del metropolita di Pergamo, Zizioulas, che al termine del suo intervento – tenuto in rappresentanza del patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli, citatissimo nell’enciclica – ha proposto di rendere il 1° settembre, giornata che gli ortodossi già dedicano all’ambiente, data per una preghiera comune di tutti i cristiani. In attesa della Pasqua da celebrarsi in un’unica data – idea lanciata dal Papa la scorsa settimana che però ha già trovato il cortese diniego del Patriarcato moscovita, potrebbe essere questo un primo passo.
La prima novità annunciata durante la lunga conferenza stampa di presentazione è che il Pontefice due giorni fa ha inviato ai vescovi di tutto il mondo il testo in anteprima, accompagnandolo con una brevissima nota personale. Il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, ha illustrato il contenuto del testo (192 pagine, sei capitoli, due preghiere), spiegando che “l’atteggiamento su cui si fonda tutta l’enciclica è quello della contemplazione orante”. Il cuore pulsante del documento è il capitolo quarto, dove è messo per iscritto l’obiettivo di elaborare il profilo d’una “ecologia integrale che, nelle sue diverse dimensioni, comprenda il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda”, nelle diverse dimensioni della vita, nell’economia, nella politica, nella cultura”. Il resto è cosa nota, con le bordate contro il salvataggio delle banche – “facendo pagare il prezzo alla popolazione, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura” – e la constatazione che “le previsioni catastrofiche ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia”. La destra americana, che da tempo è nella sua maggioranza schierata contro l’idea stessa che il Pontefice possa scrivere di ecologia, anche ieri non ha fatto mancare le critiche. Il senatore James Inhofe, presidente della commissione Ambiente del Senato, ha fatto sapere di non concordare “con la filosofia del Papa sul riscaldamento globale”, aggiungendo che l’enclica “sarà usata dagli allarmisti per mettere in atto politiche che causeranno l’aumento delle tasse e colpiranno più duramente i poveri”. Il collega Rob Bishop ha aggiunto che la questione è tutta politica e che in giro si coglie tanta retorica. Più cauto lo speaker della Camera John Boehner, che ha riconosciuto a Francesco il diritto di esprimersi sull’argomento. Dopotutto, è lui che l’ha invitato a parlare al Congresso, il prossimo settembre.
[**Video_box_2**]Il futuro nero secondo il prof. Schellnhuber
Di certo non ha difettato in catastrofismo il professor Hans Joachim (John) Schellnhuber, luminare mondiale in tema di gelate e caldo record fuori stagione. Nel suo intervento, accompagnato da numerose slide in power-point degne di un workshop onusiano sul clima, richiami al Cantico delle creature e ai messaggi spaziali di Samantha Cristoforetti detta Astrosamanta, ha fatto una summa delle teorie più apocalittiche in voga negli ultimi due decenni: partito dall’eruzione del vulcano di Sumatra nell’era glaciale, ha ripercorso la storia delle emissioni di carbonio nel corso degli ultimi secoli (tutto è iniziato in Gran Bretagna, ha detto) per finire con un grafico da cui s’evinceva che (citiamo) “i ricchi distruggono l’ambiente, non i poveri”. A ogni modo, ha garantito Schellnhuber, “tutto ciò che c’è nell’enciclica è in linea con le prove scientifiche”. Prove che portano ad affermare con sicurezza che “il riscaldamento globale non sarà graduale, ma sorprendente, improvviso e irreversibile” e che “con l’innalzamento di due gradi della temperatura sulla terra perderemo le foreste, si scioglieranno le calotte polari, aumenterà il livello dei mari, arriveranno i monsoni e avremo uragani devastanti”. Considerazioni che rischiano di cozzare con l’auspicio che il Pontefice ha messo per iscritto nel capitolo quinto del documento, quando – dopo aver ricordato che “la chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica” – invita tutti “a un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune”. E rischiano anche di mettere in sordina le chiavi di lettura offerte dal metropolita Zizioulas, a cominciare dal significato ecumenico dell’enciclica e dalla dimensione teologica che riveste, nel cristianesimo, l’ecologia.
La professoressa Carolin Woo, ceo e presidente del Catholic Relief Services, ha osservato come il Papa abbia rimarcato quanto gli “interessi imprenditoriali troppo spesso non siano stati gentili nei confronti degli ecosistemi”. Ecco perchè la risposta corretta, che Francesco affida all’enciclica, sta nella “conversione ecologica autentica, che comprenda l’imprenditoria come parte della soluzione”. Cosa significhi, Woo lo spiega subito dopo: “Significa adottare le virtù della solidarietà e della sostenibilità, orientate al bene comune e allo sviluppo autentico di tutti i popoli”. Momenti di imbarazzo in sala quando agli oratori è stato chiesto delle conseguenze circa l’inquinamento delle falde acquifere dovuto allo smaltimento della pillola anticoncezionale imposta dai ricchi ai poveri. Il cardinale Turkson ha chiesto che fosse riproposta la domanda, il metropolita di Pergamo ha passato il microfono.
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