Il Vaticano recluta la papessa Naomi Klein per la battaglia sul clima
Roma. A Naomi Klein, papessa laica dei movimenti no global di mezzo mondo, terzomondista, ambientalista e antiliberista, mancava solo d’essere ricevuta con tutti gli onori in Vaticano. Quel momento è arrivato: appuntamento per il 2 luglio, quando la “Signora Naomi Klein, scrittrice” (così il bollettino ufficiale della Santa Sede) prenderà la parola a margine della – citiamo testualmente – “conferenza di alto livello Le persone e il pianeta al primo posto: l’imperativo di cambiare rotta”. Domani, intanto, farà il suo ingresso solenne nella Sala stampa di Via della Conciliazione, invitata dal cardinale Peter Turkson, già presentatore dell’enciclica Laudato si’ e presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace. Teatro perfetto per rinfocolare la sua ultima battaglia, come sempre anticipata e accompagnata da un libro mandato in stampa a tempo debito, “Una rivoluzione ci salverà”, edito in Italia da Rizzoli.
Dai Sacri Palazzi, nelle settimane scorse, s’erano lamentati che di tutte le duecento pagine del testo papale fosse passato sui media solo il capitolo dedicato agli sconvolgimenti climatici: sarà arduo, ora, visti i conferenzieri invitati a discutere sul tema, invertire la rotta. A ogni modo, fa sapere Klein parlando della sua ultima fatica letteraria, i toni sono meno apocalittici rispetto al passato e il mondo avrà perfino una speranza di redenzione, un po’ come succede nei film catastrofici dove si vedono trombe d’aria devastare le praterie del Kentucky o meteoriti colpire lande desolate dello Utah. Dopotutto, la scrittrice basa molte sue visioni e profezie sull’industria cinematografica hollywoodiana, come dimostra l’assunto secondo cui risulta assai veritiero “lo scenario che ci mostra ‘Hunger Games’: un futuro di violenza, brutalità e diseguaglianze sempre più feroci”.
[**Video_box_2**]Naturalmente – chiarisce subito – la colpa di tutto è sempre della dittatura del capitalismo, responsabile della povertà nel Chiapas così come della liquefazione delle banchise artiche. Smessa la tuta bianca simbolo del “popolo di Seattle”, lasciati al loro destino i no global che l’avevano venerata come un idolo posticcio, dimenticati i tempi barricaderos di Occupy Wall Street e passati i bei tempi delle campagne no-logo (con tanto di consueto librone a fornire il sostrato etico e parafilosofico alle tesi rivoluzionarie), è grazie al clima che l’attivista canadese ha ora la possibilità di accreditarsi come paladina delle cause degli ultimi in quello che definisce lo “spirito di Blockadia”, che altro non è se non l’insieme dei movimenti sociali che sulla terra si battono contro i cambiamenti climatici dovuti all’imperialismo delle multinazionali. Pure l’uragano Katrina, a giudizio di Klein, è colpa del capitalismo (ma non del “capitalismo carbonico”, suo target prediletto) – Gesù Cristo in Marco 4,35-41 si limitava a calmare il vento rimproverando i discepoli di non aver fede in lui e di temere di morire su una barca sballottata dalla tempesta e dal mare in burrasca, Naomi va oltre – così come lo era la guerra in Iraq, lanciata per esportare il modello capitalistico nel paese del mite Saddam al mero scopo di controllarne i pozzi petroliferi. “La posizione del Papa come voce morale nel mondo gli dà la capacità unica di unire gli attivisti che lottano per un obiettivo comune”, ha fatto sapere, entusiasta, al Guardian.
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