Benvenuti in chiesa
Le persone che hanno cominciato una nuova unione dopo lo scacco del loro matrimonio sacramentale non sono assolutamente scomunicate, e non devono assolutamente essere trattate come tali: fanno sempre parte della chiesa”. Il Sinodo sulla famiglia si avvicina, vi terremo sempre informati. Molti, nella chiesa e fuori, continuano a vederlo come una sorta di Armageddon che distruggerà la chiesa o quantomeno spaccherà la sua gerarchia, arcigni dottrinaristi di qua e aggiornatori pastorali di là, con lancio di reciproche “scomuniche”, lato sensu. In mezzo, secondo alcuni, ci sarebbe poi un Papa che non sa come uscirne. A giudicare dalla prima udienza generale dopo la pausa estiva, mercoledì in Aula Paolo VI, non sembra proprio.
Riprendendo la catechesi sulla famiglia, Francesco ha parlato dei divorziati che si sono risposati. Ha detto che non sono “scomunicati”, che nel linguaggio icastico-pop di Bergoglio corrisponde a dire che non sono definiti (inchiodati?) dalla pura dottrina. Ha citato la sua Evangelii Gaudium: la chiesa “è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Niente porte chiuse. Niente porte chiuse”. Ha detto che “per amore della verità” bisogna “ben discernere le situazioni”, soprattutto vedendo “ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le persone che vivono tali situazioni”. Della comunione sacramentale ai divorziati non ha parlato, è pur sempre il Papa ed è pur sempre gesuita. Ma è difficile che basti questa prudenza per far dire ai difensori della sola dottrina che il Papa non abbia preso posizione in modo chiaro su quel che serve fare. Niente scomuniche, benvenuti in chiesa.