Per il Papa sarà anche il "dio denaro", ma è solo il capitale a combattere la povertà

Claudio Cerasa
Salvini a parte, qualcosa da giudicare oggi c’è e non riguarda la politica ma riguarda la chiesa e, anzi, Francesco che ha dichiarato che non si può vivere in “un sistema economico che ha al centro un idolo che si chiama denaro”. Ma dove la logica del profitto è messa in secondo piano si muore di fame.

Al direttore - Pare ci sia molto interesse per le polemiche di Matteo Salvini con la chiesa e il suo episcopato. E’ pur sempre agosto, siamo pur sempre in Italia. Ma, guardandola dal punto di vista della chiesa cattolica, o anche solo di un cristiano semplice, di quel che pensa (Dio mio: “Pensa”) Salvini dei vescovi, che cazzo ce ne può fregare?

Maurizio Crippa

 

 

Poco, pochissimo. D’altronde chi siamo noi per giudicare? Nessuno, direbbe qualcuno. Però, Salvini a parte, qualcosa da giudicare oggi c’è e non riguarda la politica ma riguarda la chiesa e, anzi, Francesco. Ha detto ieri Bergoglio: “Quando il lavoro è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita l’avvilimento dell’anima contamina tutto: anche l’aria, l’acqua, l’erba, il cibo”. E le conseguenze di ciò “colpiscono soprattutto i più poveri e le famiglie più povere”. Perché non si può vivere in “un sistema economico che ha al centro un idolo che si chiama denaro”. Matteo Chissenefrega Salvini direbbe che il Papa è comunista, e noi si sa che abbiamo un’idea diversa, e pensiamo soltanto che il Papa, per la sua natura, la sua origine, la sua cultura e la sua storia, si sia soltanto prestato, in alcune occasioni, in molte occasioni, a offrire elementi per diventare lui stesso un idolo degli anti capitalisti. Siamo sicuri che durante il suo viaggio in America Papa Francesco darà molte delusioni al popolo dell’anti capitale ma intanto un piccolo appunto – chi siamo noi per giudicare? – sulle parole di ieri. L’orrenda logica del profitto di cui parla Papa Francesco, se non ci sbagliamo, ma chi siamo noi per giudicare?, è la stessa orrenda logica del profitto che ha permesso a molte famiglie un tempo povere di esserlo oggi un po’ meno. E il caso vuole, ma chi siamo noi per giudicare?, che i paesi che hanno messo al centro del loro sistema produttivo il dio denaro sono gli stessi paesi dove sono maturate le condizioni per far sì che la povertà possa essere combattuta con molti posti di lavoro. In fondo, sul dio denaro, il discorso da fare è simile a quello che si potrebbe fare parlando di natura. Nei paesi dove la natura è incontaminata, si sa, si respira che è una meraviglia ma purtroppo spesso si muore di fame. Lo stesso vale per il dio denaro. Quando il lavoro è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita l’avvilimento dell’anima contamina tutto: anche l’aria, l’acqua, l’erba, il cibo. Ma dove la logica del profitto è messa in secondo piano, l’aria, l’acqua, l’erba e il cibo sono una meraviglia, ma purtroppo, anche lì, spesso si muore di fame.

 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.