“Qui si rischia lo scisma”
Il Sinodo sulla famiglia è alle porte e il capo del Sant’Uffizio, cardinale Gerhard Müller, avverte: "La riforma protestante iniziò allo stesso modo". E B-XVI si rifà vivo (contro il gender) - di Matteo Matzuzzi
Il cardinale prefetto della congregazione per la dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, avverte che c’è il rischio di uno scisma interno alla chiesa cattolica ora che il Sinodo ordinario sulla famiglia è alle porte (i lavori inizieranno tra un mese esatto e si protrarranno per tre settimane). “Non dobbiamo farci ingannare quando si ha a che fare con la natura sacramentale del matrimonio, la sua indissolubilità, la sua apertura alla procreazione, e la complementarietà fondamentale dei due sessi”, ha detto il porporato intervenendo a Ratisbona, città di cui è stato vescovo dal 2002 al 2012, prima di essere chiamato a Roma da Benedetto XVI. A quanti sostengono che non è in discussione la dottrina ma solo la prassi pastorale che può essere adeguata alle mutate circostanze dei tempi, Müller risponde che “si dovrebbe essere molto vigili e non dimenticare la lezione della storia della chiesa”, perché è sulla questione della separazione tra dottrina e pastorale che si è articolata la rivoluzione protestante del 1517. Un chiaro riferimento alla posizione della conferenza episcopale tedesca, in prima fila nell’appoggiare l’aggiornamento ai tempi correnti della morale sessuale cattolica e che ha già fatto sapere – tramite il suo presidente, il cardinale Reinhard Marx – che qualunque cosa deciderà il Sinodo convocato dal Papa, andrà avanti per la sua strada: “Il Sinodo non può prescrivere nel dettaglio ciò che dobbiamo fare in Germania”, sottolineava l’arcivescovo di Monaco e Frisinga in una conferenza stampa risalente allo scorso inverno, quando aveva anche chiarito che “noi non siamo una filiale di Roma”.
Fa specie, ha notato il capo dell’ex Sant’Uffizio, che a pretendere di voler delineare i contorni della chiesa rinnovata sia una realtà, come quella tedesca, che da anni ha a che fare con migliaia di fedeli che firmano dichiarazioni in cui rinunciano a essere credenti pur di non sborsare ogni anno la Kirchenstauer (la tassa che ha reso ricca la chiesa di Germania); una chiesa i cui confessionali sono vuoti, così come vuoti sono i seminari e le case per religiosi. Il porporato è intervenuto alla presentazione dell’edizione tedesca di “Dio o niente”, il libro del cardinale guineano Robert Sarah anticipato in Italia dal Foglio il 13 marzo scorso. L’edizione americana, edita dalla Ignatius Press, è impreziosita da un commento al volume del Papa emerito Benedetto XVI, che scrive: “Ho letto ‘Dio o niente’ con grande profitto spirituale, gioia e gratitudine. La sua testimonianza della chiesa in Africa, della sua sofferenza sotto il marxismo e il dinamismo della sua intera vita spirituale, hanno una grande importanza per la chiesa, che è un po’ spiritualmente stanca in occidente. Tutto ciò che lei ha scritto riguardo la centralità di Dio, la celebrazione della liturgia e la vita morale dei cristiani è particolarmente rilevante e profondo. Le sue coraggiose risposte ai problemi della teoria gender mettono in chiaro, in un mondo obnubilato, una fondamentale questione antropologica”. Il commento, che campeggia nella quarta di copertina, è solo una parte del più lungo messaggio che Joseph Ratzinger ha inviato a Sarah. I primi paragrafi, infatti, hanno carattere privato e non attengono al libro del prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
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