Il teologo Grillo e le sue tesi disinvolte sul matrimonio fallito
Al direttore - Sono un ammiratore entusiasta del teologo sacramentale Andrea Grillo. Martedì faceva bella mostra il suo pensiero in uno splendido numero del Foglio con molti interventi sul tema del Sinodo, che è questo al di là delle confusioni e distinzioni di rito: se sia prudente e giusto, pastorale dottrinale o profetico, o magari apocalittico, l’introdurre adulterio e divorzio nella chiesa di Roma. Quando il professor Grillo invita a riformare la dottrina o la disciplina matrimoniale ecclesiastica alla luce dell’analogia, mi si drizzano orecchie subculturali tomiste. Un matrimonio la chiesa può considerarlo fallito per analogia con lo scioglimento del vincolo dovuto alla morte del coniuge, dice Grillo. Senza bisogno di diventare giansenista, ma forse sì, mi sembra che la scomparsa del coniuge non abbia alcuna relazione analogica con il fallimento di un matrimonio.
Prevedo e auspico la mia “premorienza”, ma non auspico che Selma, mia moglie, dichiari emblema di fallimento coniugale il mio stesso cadavere. Oltre tutto siamo due more uxorio sposati in un banale municipio dove il diritto di famiglia ha secolarizzato il sacramento. E anche quella cosa dell’adulterio come “reato istantaneo”, malgrado la riduzione postcanonistica del peccato a reato, che autorizzerebbe la ratifica sacramentale di nuove nozze postadulterine, bè, mi sembra più un campione di casuistica gesuitica del Seicento che una vera analogia. Eppoi, Grillo dice che non si deve essere paternalisticamente accoglienti con i bi-coniugi adulterini in quanto adulterini.
[**Video_box_2**]Ecché, vogliamo negare la comunione spirituale ai more uxorio, la stessa che concediamo, se convertiti e penitenti, anche ai banditi e agli assassini? Il professor Grillo è sulla via del P. Annat, supercasuista del secolo più ambiguo vissuto dalla Compagnia. Io sono costretto dalle sue analogie disinvolte nei limiti della spiritualità paraprotestante dei Messieurs di Port Royal, Pascal compreso. Chiedo scusa.
Con simpatia,
Giuliano Ferrara