Trasparenza e corvi
Il complotto senza mandanti
Roma. Il complottone che danneggia il Papa si risolverebbe, più o meno, in un’intercettazione in cui Francesco (luglio 2013) dice che “bisogna chiarire meglio le finanze della Santa Sede e renderle più trasparenti” e che “si è allargato troppo il numero dei dipendenti”. Lo scoop, stando a quel che si sa, consisterebbe nel denunciare la resistenza dei dicasteri vaticani a fornire bilanci e resoconti dettagliati circa le proprie attività finanziarie. Cioè cose talmente risapute da aver indotto il Pontefice a creare, quasi due anni fa, una Segreteria per l’Economia chiamata (almeno nelle intenzioni originarie) a sovrintendere a spese ed entrate sotto l’occhio vigile del rugbyer australiano George Pell. Il clima, però, è pesante: corvi che svolazzano, gole profonde ben allenate, Tarcisio Bertone che si paga l’attico (sempre lo stesso attico) con i soldi destinati ai bambini malati, la “vecchia guardia” più in forma che mai intenta ad azzoppare il nuovo corso del Pontefice felicemente regnante. Che poi non si capisce in cosa sia “vecchia” questa guardia, visto che sia la poco più che trentenne dottoressa Francesca Immacolata Chaouqui sia il baldanzoso monsignore spagnolo Vallejo Balda nella commissione istituita per riformare le finanze vaticane ci sono finiti per volontà di Francesco.
Gianluigi Nuzzi fa il suo mestiere e ricorda che il libro “Via Crucis” (uscirà domani in libreria) serve per aiutare il Papa, anche per far capire all’ignaro lettore il livello spregiudicato delle trame torbide che si giocano alle sue spalle, con eminenze che abitano in appartamenti di cinquecento metri quadrati intente a studiare come fermare la rivoluzione ormai avviata tesa a levare prebende e privilegi sedimentati tra i palazzi sacri al di là del Tevere, mentre il vescovo di Roma “risiede in cinquanta metri quadrati” (così ha detto Nuzzi al Tg5, lunedì sera). Un complotto che però non si sa da chi sarebbe organizzato né per quale fine, se non quello generico e fumoso assai di “colpire il Papa”: le carte, le intercettazioni del Sommo Pontefice sbattute in libri e giornali dimostrano semmai che Francesco ha ben chiaro il quadro della situazione e sa dove mettere le mani per tagliare i rami secchi e allontanare chi rema contro. Ne esce come un gigante davvero risoluto nel fare tabula rasa del sistema che non va. I due presunti corvi messi ai ceppi sarebbero “pedine di un gioco più grande”, tant’è che ora si cerca chi suggerì al Papa di piazzare la coppia nella commissione creata ex novo.
Ma ormai la teoria del complotto ha fatto breccia, e allora si parla di “filo rosso” che unisce, come fossero i fagioli e i cavolfiori in un minestrone, l’inesistente tumore cerebrale diagnosticato da un luminare giapponese abile a usare Photoshop (con tanto di infermiera toscana in lacrime dopo aver letto la cartella clinica dell’illustre paziente con tanto di macchie scure sull’encefalo, smentite in ogni modo da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa).
E poi la lettera dei tredici (o nove) cardinali che nutrivano più d’un dubbio sulla nuova procedura sinodale studiata dall’eminentissimo Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo – un complottone, questo, messo in piedi tramite lettera consegnata brevi manu al Papa con tanto di firme in calce – il coming out del vispo monsigore Krzysztof Charamsa già trasferitosi con abito sacerdotale addosso e compagno nella libera Catalogna e pronto a mandare in stampa il suo libro di memorie che promette di far ballare preti, cantori, seminaristi ed eccellenze varie albergate qua e là in Vaticano. Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha detto a Tv2000 che a qualcuno fa paura “una chiesa che comincia ad essere inattaccabile su alcuni punti, che comincia ad essere credibile agli occhi anche dei non credenti”.
La domanda da farsi, semmai, è come sia stato possibile che una pierre trentenne che in passato aveva dato al segretario di stato vaticano Bertone del “corrotto” e al Papa emerito del “malato di leucemia” – tweet da cui ha preso le distanze parlando di un attacco hacker, benché le frasi incriminate siano rimaste online per mesi – sia potuta entrare in un organismo della Santa Sede incaricato di ridisegnare il sistema finanziario d’oltretevere. Designata cioè a occuparsi di quello che era (ed è) il nervo più scoperto, che aveva fatto accapigliare nelle congregazioni cardinalizie pre Conclave diversi porporati. Litigavano sul destino dello Ior, sulle proprietà immobiliari. S’azzuffavano, pietosamente, su soldi, destini di ospedali (anche dermatologici) e banche.
[**Video_box_2**]Su tutto quel mondo chiacchierato da decenni e messo all’indice nella fase terminale del pontificato ratzingeriano, travolto dalle fotocopie di documenti privati rubati dal cassetto della scrivania di Benedetto XVI, catalogati in ottantadue scatoloni rivenuti nell’abitazione del maggiordomo e sbattuti quotidianamente sui giornali in quella che veniva definita una sorta di operazione di trasparenza, una lustracija fatta – ça va sans dire – per aiutare il povero Papa tedesco a capire di quante serpi si fosse circondato. Allora, il logorìo andò avanti per mesi, stavolta le manette sono arrivate subito, in tempo per diluire l’impatto delle conferenze stampa di presentazione dei volumi (uno è di Nuzzi, l’altro – “Avarizia” – è scritto dal giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi). John Allen, principe dei vaticanisti d’America, lo notava lunedì su Crux, lo spin-off del Boston Globe per le cose di chiesa: “Invece di attendere che la bomba esploda prima di tentare di disinnescarla, oggi il Vaticano sta tentando di spostare la conversazione prima che i libri escano”. Si tratta, in sostanza, di una “nuova strategia proattiva” messa in piedi oltretevere.Qualche anticipazione dei due libri sui quotidiani è finita, con tanto di dettagli sulle conventicole prelatizie che sgranavano il rosario delle losche manovre vaticane. Giusto dopo pagine e pagine in cui si urlava al complotto ordito per frenare il Papa riformatore.