Il Papa condanna gli attacchi di Parigi: "E' un pezzo della terza guerra mondiale"
Roma. Il Papa, prontamente informato di quanto stava accadendo ieri sera nelle strade di Parigi, “ha accolto con sgomento le notizie sugli attacchi terroristici”. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, ha rilasciato una breve dichiarazione a seguito della strage nella capitale francese. “Siamo sconvolti da questa nuova manifestazione di folle violenza terroristica e di odio, che condanniamo nel modo più radicale insieme al Papa e a tutte le persone che amano la pace. Preghiamo per le vittime e i feriti e per l’intero popolo francese. Si tratta – ha aggiunto Lombardi – di un attacco alla pace di tutta l’umanità che richiede una reazione decisa e solidale da parte di tutti noi per contrastare il dilagare dell’odio omicida in tutte le sue forme”. Rinviata a data da destinarsi l’udienza che Francesco avrebbe dovuto concedere questo pomeriggio al presidente iraniano Hassan Rohani.
In mattinata, il Pontefice è stato raggiunto al telefono da Lucio Brunelli, direttore del telegiornale di Tv2000. Nella breve conversazione, Francesco si è detto "commosso e addolorato". "Non capisco – ha detto il Papa – ma queste cose sono difficili da capire, fatte da essere umani. Per questo sono commosso, addolorato e prego. Sono tanto vicino al popolo francese tanto amato, sono vicino ai familiari delle vittime e prego per tutti loro". Bergoglio ha ripetuto quanto detto più volte in merito alla "terza guerra mondiale a pezzi". Questo, ha osservato, "è un pezzo, non ci sono giustificazioni per queste cose". Non vi può essere, ha chiosato, alcuna giustificazione "religiosa e umana" a quanto accaduto.
“Dopo gli attacchi di gennaio, l’attentato di questa settimana a Beirut e molti altri nel corso dei mesi scorsi, tra cui la Nigeria e altri paesi africani, il nostro Paese conosce di nuovo il dolore del lutto e deve affrontare la barbarie propagata da gruppi fanatici”, ha scritto in un messaggio l’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois. Dopo aver raccomandato preghiere per le vittime e le rispettive famiglie, l’arcivescovo ha chiesto “che le parrocchie di Parigi rispettino rigorosamente le norme di sicurezza emanate dalle autorità pubbliche”. Domani, alle 18.30, Vingt-Trois presiederà a Notre Dame una messa “per le vittime, le loro famiglie e il nostro paese. Il campanile suonerà alle 18.15”. L’evento sarà trasmesso in diretta televisiva.
A rivendicare la serie di attacchi nelle strade parigine sono stati, via Twitter, individui legati allo Stato islamico, persone con le quali – è il giudizio della Santa Sede – non è possibile dialogare. “Non credo sia possibile. Il dialogo si fa con chi accetta di fare il dialogo e quindi con chi entra in relazione. Evidentemente con chi non è sensibile e rifiuta il dialogo, e con il fondamentalismo, non credo sia possibile dialogare”, aveva dichiarato solo qualche settimana fa il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano. “Si può offrire di dialogare ma non vedo molte possibilità che si stabilisca un dialogo”, aveva chiosato.
[**Video_box_2**]Nei mesi scorsi, a proposito dei silenzi delle autorità religiose musulmane circa il proliferare del fanatismo e del fondamentalismo, ad alzare la voce era stato il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Nel consueto messaggio di auguri per il mese sacro di Ramadan, Tauran scriveva che “c’è pure la responsabilità di coloro che hanno il compito dell’educazione: le famiglie, le scuole, i testi scolastici, le guide religiose, il discorso religioso, i media. La violenza e il terrorismo nascono prima nella mente delle persone deviate, successivamente vengono perpetrate sul campo”. E ancora, “non può esserci alcuna ambiguità nell’educazione. Il futuro di una persona, di una comunità e dell’intera umanità non può essere costruito su tale ambiguità o verità apparente. Cristiani e musulmani, ciascuno secondo la rispettiva tradizione religiosa, guardano a Dio e si rapportano a Lui come la Verità. La nostra vita e la nostra condotta in quanto credenti dovrebbero rispecchiare tale convinzione”.