"Sì alle truppe di terra per eliminare lo Stato islamico", dice il patriarca caldeo di Baghdad
Roma. Per eliminare lo Stato islamico c’è solo una soluzione: i boots on the ground, le truppe di terra. “E’ inevitabile, e l’Isis sarebbe sconfitto facilmente, se solo la comunità internazionale si mettesse d’accordo”. A dirlo è il patriarca di Babilonia dei caldei, mar Louis Raphaël I Sako, massima autorità cattolica nella capitale irachena. Lo dice a Vienna, nel cuore di quell’Europa terrorizzata dall’escalation stragista che ha colpito brasserie e sale da concerti parigini, che ancora s’arrovella sulla risposta da dare alla minaccia jihadista. “I bombardamenti non servono a nulla”, compresi quelli a titolo dimostrativo fatti partire dall’Eliseo due giorni dopo la strage di Parigi. I combattenti del Califfato “sono riuniti in piccoli gruppi, ben formati e capaci di muoversi con facilità”. Ecco perché servono militari sul terreno – soluzione invocata, quasi un anno fa, dal vescovo curdo di Erbil, mons. Bashar Warda – meglio se stranieri: “Altrimenti non c’è soluzione”. Il problema, comunque, è che sarà difficile eliminare alla radice “questa ideologia”. Sako, che i frutti dell’ideologia islamista li conosce bene, dovendo fare i conti da anni con chiese occupate o fatte saltare in aria, si è detto scioccato per quanto accaduto a Parigi, ma per nulla sorpreso: “Era chiaro che il terrorismo dell’Isis prima o poi avrebbe raggiunto l’Europa”. E la colpa è anche delle leadership europee, dice. Non certo per via della colonizzazione di due o tre secoli fa in medio oriente né per i vecchi mandati e protettorati post Prima guerra mondiale.
La “colpa”, invece, è della “ingenuità” evidente nell’accogliere “i rifugiati musulmani” senza badare alle conseguenze: era chiaro – ha detto intervistato dall’agenzia austriaca Kath Press – che “queste persone avrebbero portato le loro tradizioni e la loro mentalità, incompatibili con i valori occidentali”. Mar Sako dà uno sguardo all’attualità, legge dei blitz nelle banlieue di Saint Denis – veri casermoni musulmani che circondano la vecchia basilica ove si seppellivano i corpi dei re di Francia – segue gli arresti nella terra di nessuno che è Molenbeek, a Bruxelles, dice che “la concentrazione di musulmani nei vostri quartieri è troppo alta” e sottolinea come si siano “create nelle città europee delle società parallele” incapaci di integrarsi. Società che, per altro, potrebbero accogliere terroristi giunti sulle coste del continente spacciandosi come profughi: “L’integrazione è forse possibile, ma è certamente difficile”, ha notato, chiedendo perché non vengano privilegiati i profughi cristiani “che sono pochi e si potrebbero integrare più facilmente”. Una tesi, questa, proposta a suo tempo dal governo polacco e respinta con sdegno perché tacciata di essere razzista.
“Separare lo stato dalla religione”
[**Video_box_2**]L’unica possibilità di salvezza per il vicino oriente non è nella redifinizione delle carte geografiche, con la creazione di un Sunnistan da Damasco alla periferia di Baghdad, di un “Iraq sciita” a est e di una enclave alawita a disposizione di Bashar el Assad: “Bisogna separare lo stato dalla religione, solo così se ne uscirà”, ha osservato il patriarca caldeo. “Solo così si distruggerà l’ideologia” propugnata da Abu Bakr al Baghdadi che mar Sako aveva descritto nel suo ultimo libro (“Più forti del terrore”, Emi): “E’ il risultato di un lavaggio del cervello. I suoi membri sono molto chiusi. Sono contro la cultura. Sono contro il pluralismo. Distruggono tutto, fanno tabula rasa. A Mosul, per esempio, hanno fatto saltare in aria le tombe dei profeti. Vogliono fare il loro Stato islamico a partire dal niente. E’ nel nome di Dio che essi agiscono. E’ Dio che ordina loro di fare tutto ciò. E’ Dio la posta in gioco”. Per questo la presenza dei cristiani è un ostacolo alla creazione di un vero Stato islamico, un Califfato fondato sulla sharia. I cristiani, con la loro diversità, seminano il dubbio” e vanno eliminati. D’altronde, proseguiva mar Sako, “questi jihadisti hanno seguito dei corsi di religione in cui è stato loro ripetuto che non c’è altro mezzo se non la violenza per eliminare ogni ostacolo sul loro cammino. Fanno una lettura molto riduttiva della religione. Si promette ai combattenti e ai kamikaze che dopo la loro morte saranno con il profeta Maometto, che pranzeranno alla sua tavola, che avranno quaranta vergini a loro disposizione. E’ molto lusinghiero. Non c’è da fare dello sforzo per lavorare”. Quanto alle gerarchie episcopali europee, l’invito rivolto dal patriarca è chiaro: “Non ci servono soldi. Abbiamo bisogno di solidarietà. Venite in Iraq”.