L'appello del Vaticano ai vescovi: “Tutti in marcia contro il climate change”
Roma. Vescovi di tutto il mondo unitevi e marciate per sostenere la battaglia sul clima. E’ più o meno questo il senso della lettera inviata dal cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e pace, a tutte le diocesi del globo terracqueo in vista dei grandi appuntamenti cittadini a corredo del summit parigino che dovrebbe occuparsi di ridurre le emissioni nocive nell’atmosfera, chiudere qualche miniera di carbone e controllare lo stato dello scioglimento dei ghiacciai in Artide e Antartide. La lettera, di cui ha dato conto il National Catholic Reporter, contiene tutte le consegne del caso. Innanzitutto, il porporato esorta “tutti i vescovi” a “offrire sostegno con la preghiera, le parole e le azioni” alla Globate Climate March, una serie di più di duemila eventi sparsi nei vari continenti, tra cui spiccano cinquanta “grandi marce” in calendario per domenica. Turkson ha anche chiesto, sì da dare una connotazione più cattolica al supporto episcopale agli eventi, di “celebrare l’eucaristia” il 29 novembre, prima domenica d’Avvento secondo il rito romano, in modo da propiziare “il successo della conferenza internazionale”. In più, ai pastori diocesani viene suggerito di “incoraggiare i cattolici e gli altri (cioè i non cattolici, ndr) a esercitare la propria cittadinanza ecologica”, aggregandosi alla marcia in uno dei più di mille eventi programmati (uno, in place de la République, dovrebbe consistere nel decorare delle scarpe e lasciarle lì, in piazza. Ci sarà anche un paio di scarpe del Pontefice).
Il Vaticano vuole farsi trovare pronto all’appuntamento cui Francesco ha dedicato tante energie e sforzi, a cominciare dalla densa enciclica Laudato si’, pubblicata all’inizio della scorsa estate. Per comprendere il valore che la Santa Sede dà all’avvenimento è sufficiente scorrere i nomi della delegazione ufficiale che partirà per la capitale francese: il segretario di stato, cardinale Pietro Parolin, Turkson stesso e l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente all’Onu di New York. “I cinquantamila rappresentanti al summit hanno bisogno di sentire il messaggio della Laudato si’ e la voce del popolo di Dio”. Fondamentale è che risulti evidente il ruolo dei cittadini, spiega Turkson, anche perché lo stesso Papa “ha riconosciuto che affidarsi semplicemente alla guida di personalità conosciute o di alto profilo spesso non è sufficiente”. Insomma, Naomi Klein, già tuta bianca di Seattle e no global della prima ora, accolta con fanfare in Vaticano qualche mese fa a disquisire di uragani fuori dal comune e orsi polari a rischio estinzione per mancanza di foche striscianti sulla banchisa, non basta più.
[**Video_box_2**]Lo stesso Pontefice ha assunto in prima persona l’onere di sensibilizzare, ancora una volta, sul tema. L’ha fatto dal Kenya, prima tappa del suo viaggio apostolico in Africa – sabato sarà in Uganda, domenica in Repubblica Centrafricana. Parlando all’Ufficio delle Nazioni Unite di Nairobi, Francesco ha dedicato gran parte del suo intervento al vertice ormai alle porte: “Sarebbe triste e, oserei dire, perfino catastrofico che gli interessi privati prevalessero sul bene comune e arrivassero a manipolare le informazioni per proteggere i loro progetti”. I cambiamenti climatici, proseguiva il Papa, “sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità la cui risposta deve integrare una prospettiva sociale che tenga conto dei diritti fondamentali dei più svantaggiati”. “Spero che la conferenza sul clima porti a concludere un accordo globale e trasformatore, basato sui principi di solidarietà, giustizia, equità e partecipazione, e orienti al raggiungimento di tre obiettivi, complessi e al tempo stesso interdipendenti: la riduzione dell’impatto dei cambiamenti climatici, la lotta contro la povertà e il rispetto della dignità umana”. Nel dettaglio, chiosava Bergoglio, è indispensabile dare una accelerata “al processo di sviluppo di un nuovo sistema energetico che dipenda al minimo da combustibili fossili, punti all’efficienza energetica e si basi sull’uso di energia a basso o nullo contenuto di carbonio”.