Porta aperta, inizia il Giubileo di Francesco
Roma. In una città blindatissima e deserta (le uniche auto che si vedevano circolare di primo mattino sul lungotevere erano quelle delle forze dell'ordine), il Papa ha celebrato la messa d'apertura del Giubileo straordinario della misericordia. Al termine del rito – preceduto dalla lettura di alcuni brani tratti dalle quattro costituzioni conciliati, Dei Verbum, Lumen gentium, Sacrosanctum concilium e Gaudium et spes) nonché da alcuni passi di Unitatis redintegratio sull'ecumenismo e Dignitatis humanae sulla libertà religiosa – in una piazza San Pietro battuta dalla leggera pioggia, Francesco ha aperto la Porta Santa della basilica vaticana – era presente anche il Pontefice emerito Benedetto XVI – ripetendo quanto aveva già fatto qualche settimana fa nella cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centroafricana, lo scorso 30 novembre. Domenica prossima toccherà alla cattedrale di San Giovanni in Laterano, giorno in cui il medesimo rito sarà ripetuto nelle diocesi sparse a ogni latitudine del mondo. Per la prima volta nella storia, il Pontefice ha compiuto il significativo gesto parlando in italiano e non in latino.
L'omelia è stata molto breve e tre sono gli elementi su cui il Pontefice si è soffermato: la festa dell'Immacolata Concezione, l'Anno Santo e il Concilio Vaticano II. "Entrare per quella Porta significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente", ha sottolineato il Papa, aggiungendo che "sarà un anno in cui crescere nella convinzione della misericordia". Quindi, le parole più significative e forti: "Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia". Dobbiamo – ha ricordato – anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia". Attraversare la Porta Santa, dunque, "ci faccia sentire partecipi di questo mistero di amore. Abbandoniamo ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato; viviamo, piuttosto, la gioia dell'incontro con la grazia che tutto trasforma".
[**Video_box_2**]Ma essendo oggi l'8 dicembre, cinquantesimo anniversario della chiusura del Vaticano II, Francesco ha ricordato quel momento decisivo nella storia della Chiesa: "Vogliamo ricordare un'altra porta che i Padri del Concilio Vaticano II spalancarono verso il mondo. Questa scadenza non può essere ricordata solo per la ricchezza dei documenti prodotti, che fino ai nostri giorni permettono di verificare il grande progresso compiuto nella fede". In primo luogo, ha detto, "il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua chiesa a uscire dalle secche che per molti anni l'avevano rinchiusa in se stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario". Ecco perché, ha chiosato, "il Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo VI a conclusione del Concilio". Da qui l'auspicio affinché "attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano".
Nel pomeriggio, come da tradizione, il Papa si recherà in piazza di Spagna per l'omaggio alla statua della Vergine. In serata, sulla facciata del Maderno della basilica vaticana, nonché sulla cupola michelangiolesca, saranno proiettate per tre ore (dalle 19 alle 22) diverse immagini di "grandi fotografi" ispirate all'enciclica Laudato si'. L'intento è di sensibilizzare i fedeli alla custodia del Creato e alla necessità di fare il possibile per contrastare i cambiamenti climatici. Nei giorni scorsi, l'organizzatore del Giubileo, mons. Rino Fisichella, ha rimarcato il collegamento tra lo show e la Conferenza sul clima in svolgimento a Parigi.
Editoriali
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