Il Papa ha ricordato i cristiani perseguitati poco prima dell'Angelus pronunciato come di consueto dal Palazzo apostolico (LaPresse)

Lo sterminio dei cristiani. Il genocidio silenzioso e le parole del Papa

Matteo Matzuzzi
Nel giorno di Santo Stefano, il primo martire, il Papa rivolge all’Angelus il suo pensiero a quelli che solo ieri aveva definito “i nostri martiri d’oggi”. Intanto, un gruppo di ribelli islamisti attacca un villaggio cristiano nelle Filippine: quattordici morti.

Roma. Nel giorno di Santo Stefano, il primo martire, il Papa rivolge all’Angelus il suo pensiero a quelli che solo ieri, poco prima della Benedizione Urbi et orbi, aveva definito “i nostri martiri d’oggi”. “Il ricordo del primo martire segue imediatamente la solennità del Natale. Ieri – ha detto Francesco – abbiamo contemplato l’amore misericordioso di Dio”, oggi “vediamo la risposta coerente del discepolo di Gesù, che dà la vita. Ieri è nato in terra il Salvatore; oggi nasce al cielo il suo testimone fedele. Ieri come oggi, compaiono le tenebre del rifiuto della vita, ma brilla ancora più forte la luce dell’amore, che vince l’odio e inaugura un mondo nuovo”. Il Pontefice ha affidato a Maria “coloro – e sono purtroppo tantissimi – che come santo Stefano subiscono persecuzioni in nome della fede, i nostri tanti martiri di oggi”, quindi ha ripercorso il brano degli Atti degli Apostoli proposto dal calendario romano odierno, sottolineando l’aspetto particolare che caratterizza Stefano, e cioè “il suo perdono prima di essere lapidato”. Poco prima, sull’account Twitter ufficiale, @Pontifex, si leggeva: “Preghiamo per i cristiani che sono perseguitati, spesso nel silenzio vergognoso di tanti”. Stefano – ha proseguito Francesco dalla finestra del Palazzo apostolico – “è martire, che significa testimone, perché fa come Gesù; è infatti vero testimone chi si comporta come Lui: chi prega, chi ama, chi dona, ma soprattutto chi perdona”. Ieri, nel consueto Messaggio Natalizio, Bergoglio aveva ricordato anche “quanti sono stati colpiti da efferate azioni terroristiche, particolarmente dalle recenti stragi avvenute nei cieli d’Egitto, a Beirut, a Parigi, Bamako e Tunisi”.

 

Dall’altra parte del mondo, intanto, una nuova strage faceva aumentare il numero di cristiani trucidati in nome della fede. Un gruppo di ribelli musulmani, i “Combattenti per la libertà del Bangsamoro Islamico”, attivi da anni nelle Filippine, ha attaccato un piccolo villaggio nell’isola di Mindanao, assassinando nove persone. Cinque le vittime tra i ribelli. Secondo le autorità di pubblica sicurezza locali, il bilancio avrebbe potuto essere ben più drammatico, se i residenti cattolici non si fossero attenuti al consiglio di non uscire di casa durante le festività natalizie, momento considerato propizio dal fronte islamista per condurre i propri attacchi.

 

Parole dure sono state pronunciate anche dall’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che durante il serome pronunciato a Westminster il giorno di Natale ha detto che “il cristianesimo sta rischiando di essere eliminato in medio oriente per mano dell’apocalisse rappresentata dallo Stato islamico”.

 

Allo sterminio silenzioso dei cristiani in medio oriente (e non solo) il Foglio ha dedicato uno speciale di quattro pagine un mese fa con intervsite, commenti e articoli. Lo potete leggere cliccando qui.

 

Articolo aggiornato il 27 dicembre alle ore 9.40

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.