Cancellato san Giovanni dalla stazione di Rochester, in Inghilterra: “E' troppo cristiano”
Roma. “Quell’immagine è troppo cristiana, offende i valori multiculturali e quindi va rimossa”. E’ stata questa, più o meno, la motivazione che ha portato le ferrovie britanniche a far rimuovere dalla nuova facciata della stazione di Rochester l’immagine di san Giovanni evangelista. Katayoun Dowlatshahi, la quarantasettenne artista incaricata di provvedere al restyling dell’edificio – per altro figlia di un musulmano – non nasconde il rammarico per la damnatio memoriae che ha colpito la sua opera: “Non penso sia la decisione corretta. Ci dovrebbe essere consentito di celebrare il nostro patrimonio cristiano”. Anche perché il progetto approvato (costato 26 milioni di sterline, circa 35 milioni di euro) prevedeva proprio di prendere spunto dall’iconografia visibile nella cattedrale cittadina, la seconda più antica d’Inghilterra dopo Canterbury. E nelle vetrate della cattedrale, san Giovanni è ben presente. Nessuna licenza artistica, quindi, s’è presa Dowlatshahi. Ha ripreso quelle opere d’arte e le ha adattate alla facciata della stazione. Il vescovo di Rochester, James Langstaff, non è sorpreso dall’accaduto e ritiene che si tratti dell’ennesima dimostrazione di un pregiudizio anticristiano sempre più forte nel paese: “Non penso che gli altri gruppi religiosi avrebbero potuto sentirsi offesi da queste rappresentazioni. Semmai, avrebbero rispettato di più la nostra fede”.
E poi, “avendo lavorato con persone di diversa confessione religiosa, non mi pare che trovino il cristianesimo così spiacevole”. Sarcastico il commento via Twitter del deputato conservatore Mark Pritchard: “Cacciato san Giovanni dalla stazione di Rochester. L’eredità cristiana è probabilmente la più grande attrazione per i turisti che si servono di quella stazione”. Tradotto: è stata commessa una stupidaggine. I vertici delle ferrovie, subissati di proteste, hanno chiarito che “la decisione finale è stata presa localmente”, che il caso è “semplicemente una questione di design” e che il fine è quello di “assicurare equilibrio al prodotto finito”, che include altre immagini della cattedrale edificata nel VII secolo dopo Cristo. Nel comunicato si spiega poi che “non esistono regole a livello nazionale che specifichino ciò che può o non può essere incluso” tra le scenografie scelte per gli edifici delle stazioni. E comunque, è la chiosa finale, “altre immagini ispirate alla cattedrale rimangono”. Nessun rimando a santi, evangelisti e apostoli, però.
[**Video_box_2**]Come ha ricordato il vescovo Langstaff, è il secondo episodio in meno di venti giorni che va a colpire il patrimonio cristiano dell’isola britannica. A metà dicembre, infatti, i cinema locali avevano vietato uno spot di sessanta secondi centrato sulla preghiera del Padre nostro, promosso dalla chiesa d’Inghilterra, con il primate Justin Welby in testa. La motivazione ufficiale data dall’agenzia Digital Cinema Media, incaricata di gestire il flusso pubblicitario nelle principali sale cinematografiche del paese, parlava del rischio di offendere il sentimento religioso di chi cristiano non è e degli atei, che – è il solito refrain – potrebbero sentirsi “turbati” ascoltando la preghiera più nota al mondo. E poi, il proselitismo non è gradito. Il vicesegretario generale del Consiglio musulmano della Gran Bretagna, Sheikh Ibrahim Mogra, si era detto “sbalordito” per il divieto: “Sfido chiunque a trovare questa preghiera offensiva, comprese le persone che non hanno alcuna particolare fede religiosa”. Niente da fare, l’agenzia è stata irremovibile nel confermare il proprio veto allo spot. Anche quando è stato fatto notare che al posto del Padre Nostro era prevista la prioiezione di uno sketch cartone animato in cui si vede un padre dire al foglio di spegnere il televisore per andare a pregare insieme a lui, sedendosi su un tappeto davanti a un tempietto domestico indù.
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