Il vescovo di Teheran e le minoranze in Iran: "Su un nostro terreno confiscato costruiranno una moschea"
Roma. Da giorni, dopo la decapitazione dell'imam sciita Nimr al Nimr, Teheran si è intestata la battaglia per il rispetto dei diritti umani e delle minoranze, minacciate in Arabia Saudita dalla maggioranza sunnita. Ma nel regime degli ayatollah come stanno le cose? Una risposta l'ha data mons. Ramzi Garmou, dal 1999 arcivescovo cattolico caldeo della capitale iraniana. In una conversazione con l'agenzia di stampa cattolica tedesca KNA, il presule ha ricordato che mentre il mondo apre a Teheran, le autorità governative del paese asiatico hanno confermato che non sarà annullata la confisca del terreno di proprietà della chiesa cattolica disposto due anni fa e che, anzi, sullo stesso, sorgerà una moschea.
Pare, stando alla ricostruzione del vescovo, che il tentativo del presidente Hassan Rohuani di mediazione tra la minoranza cristiana e i falchi del regime non sia andata a buon fine. "Speriamo che si possa trovare una soluzione, in modo da ottenere di nuovo la terra che appartiene alla nostra chiesa", ha aggiunto mons. Garmou. L'agenzia di stampa Aina, riconducibile ai cristiani siriaci, ha dato risalto alle dichiarazioni del portavoce del "Consiglio nazionale di resistenza iraniano", organizzazione di esuli iraniani attivi a Parigi.
[**Video_box_2**] Secondo il responsabile del gruppo, la decisione di non restituire i terreni alla chiesa, costruendoci sopra un luogo di culto islamico, mostra "l'atteggiamento discriminatorio del governo con le minoranze religiose" a Teheran. Non solo, visto che – secondo l'organizzazione – il caso conferma ancora una volta "il fallimento della politica occidentale e mediatico riguardo le recenti aperture alla Repubblica islamica".
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