La Cei "unita e compatta" in difesa della famiglia "con mamma e papà"
Il presidente Bagnasco parla ai vescovi italiani, cita Papa Francesco su matrimonio e unioni e aggiunge: “Garantire i diritti a tutti, ma su piani diversi” – di Matteo Matzuzzi
Roma. “I vescovi sono uniti e compatti nel condividere le difficoltà e le prove della famiglia e nel riaffermarne la bellezza, la centralità e l’unicità: insinuare contrapposizioni e divisioni significa non amare né la chiesa né la famiglia”. Il cardinale Angelo Bagnasco è stato chiaro nella prolusione tenuta in apertura del Consiglio Permanente della Cei in corso a Roma. Il numero uno dei vescovi italiani non nomina mai il Family Day in programma sabato prossimo al Circo Massimo in opposizione al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, ma la posizione sul tema dell’episcopato è evidente quando sottolinea che “non solo crediamo che la famiglia è ‘la Carta costituzionale della chiesa’, ma anche sogniamo un ‘paese a dimensione familiare’ dove il rispetto per tutti sia stile di vita e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia”. Quindi, ed è il passaggio che rende esplicito l’appoggio alla manifestazione – seppur indiretto, non essendo più tempo di “vescovi-pilota” – Bagnasco dice che “i credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo, come ha ribadito il Concilio Vaticano II: spetta ai laici di iscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Assumano la propria responsabilità alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione alla dottrina del Magistero”.
Nessun passo indietro, dunque, rispetto a quanto lo stesso arcivescovo di Genova aveva sostenuto una settimana fa, scatenando – secondo diverse fonti d’informazione – l’ira del Papa, che per tale ragione avrebbe cancellato l’udienza prevista con il capo della Cei. Bagnasco, tra l’altro, ha richiamato nella sua prolusione le parole pronunciate venerdì scorso da Francesco davanti alla Rota romana, ricordando che “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”. Netta, poi, la presa di posizione contro la stepchild adoption: “Il vero bene dei figli – ha aggiunto l’arcivescovo di Genova – deve prevalere su ogni altro, poiché sono i più deboli ed esposti. Non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre; hanno diritto a ogni precedenza e rispetto, sicurezza e stabilità. Hanno bisogno di un microcosmo completo nei suoi elementi essenziali, dove respirare un preciso respiro: i bambini hanno diritto di crescere con un papà e una mamma. La famiglia è un fatto antropologico, non ideologico”. Nei giorni scorsi erano state le conferenze episcopali locali a schierarsi a favore del Family Day.
[**Video_box_2**]Dopo i presuli umbri guidati dal cardinale Gualtiero Bassetti, era stata la volta di quelli piemontesi, che raccomandavano ai fedeli una “calorosa partecipazione” alla manifestazione. Sabato era toccato ai vescovi del Triveneto, che con una Nota collegiale avevano incoraggiato “tutte quelle iniziative che intendono offrire un contributo sereno e costruttivo al bene comune del nostro Paese”. Anche vescovi considerati meno propensi a sposare i riti di piazza s’erano espressi a favore – o quantomeno non contrari – al Family Day, purché fosse chiaro che si tratta d’un evento organizzato da laici e che non deve assumere toni esasperati. Questo, ad esempio, era stato l’auspicio di mons. Bruno Forte consegnato domenica al Corriere della Sera: “La tutela dei diritti delle unioni di fatto è una cosa”, ma “ben altro è equipararle alla famiglia formata da uomo e donna, o pretendere che nella genitorialità e nell’educazione dei figli non debba valere il principio della reciprocità tra maschile e femminile. Inviterei ciascuno a stemperare i toni della polemica, dall’una e dall’altra parte”.
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