Il Papa ha presieduto la Via Crucis al Colosseo

Il Papa alla Via Crucis ricorda “i nostri fratelli sgozzati con le spade barbariche e il silenzio vigliacco”

Matteo Matzuzzi
Una preghiera composta da Francesco ha chiuso il tradizionale rito del Venerdì Santo. La condanna del fondamentalismo e della “paganità laicista”.

Roma. "O Croce di Cristo, insegnaci che l'alba del sole è più forte dell'oscurità della notte. O Croce di Cristo, insegnaci che l'apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla certezza della Risurrezione e dell'amore di Dio che nulla può sconfiggere od oscurare o indebolire". Sono queste le parole con cui il Papa ha concluso la Via Crucis al Colosseo, pochi giorni dopo le stragi che hanno insanguinato Bruxelles. Non un'omelia né una riflessione, bensì una lunga preghiera da lui composta. Tante esortazioni, l’una di seguito all’altra, in cui il Pontefice ha toccato le grandi piaghe che oggi affliggono l'umanità: "Ancora oggi ti vediamo nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate".  Inevitabile l'accenno al terrore che ha investito il Belgio, con il vescovo di Roma che ha biasimato ancora una volta i "fondamentalismi" e il "terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze". Una croce che "ancora oggi vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco"Si è ricollegato, il Papa, a quanto detto ieri nella messa in Coena Domini, quando ha attaccato "i potenti e i venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli". Francesco ha ricordato ancora il dramma dei migranti che cercano riparo in Europa, evocando "il nostro Mediterraneo e l'Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata".

 

E poi la denuncia delle piaghe più materiali, con i "ladroni e i corrotti che invece di salvaguardare il bene comune e l'etica si vendono nel misero mercato dell'immoralità", con "gli stolti che costruiscono depositi per conservare tesori che periscono, lasciando Lazzaro morire di fame alle loro porte". E ancora, la croce che è visibile "nei distruttori della nostra  casa comune che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni", negli "anziani abbandonati dai propri famigliari, nei disabili e nei bambini denutriti e scartati dalla nostra egoista e ipocrita società". Un chiaro riferimento ai casi di abusi sui minori da parte di membri del clero si può trovare quando il Pontefice ha chiamato in causa "i ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità". Ma un pensiero, da parte del Papa, anche a "coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell'uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato".

 

C'è anche la speranza, l'altra faccia della medaglia: "O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell'osservanza filiale dei comandamenti", "nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale", nei "volontari che soccorrono generosamente i bisognosi e i percossi". Nei "perseguitati per la loro fede che nella sofferenza continuano a dare testimonianza autentica a Gesù e al Vangelo".

 

Domani sera, Francesco presiederà la lunga Veglia pasquale nella basilica vaticana. Domenica celebrerà la messa, seguita dal Messaggio pasquale e dalla solenne Benedizione Urbi et Orbi.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.