Urbi et Orbi, Il Papa ricorda le vittime del terrorismo e i "perseguitati per la loro fedeltà al nome di Cristo"
Roma. La Pasqua come uscita dall’abisso è il filo conduttore del tradizionale Messaggio Urbi et Orbi che il Papa ha pronunciato alle 12 affacciato alla Loggia delle Benedizioni della basilica di San Pietro. Un abisso concreto, come dimostrano “le cronache giornaliere” che “si riempiono di notizie di efferati delitti, che non di rado si consumano tra le mura domestiche, e di conflitti armati su larga scala che sottomettono intere popolazioni a indicibili prove”. La Siria, prima di tutto, “Paese dilaniato da un lungo conflitto, con il suo triste corteo di distruzione, morte, disprezzo del diritto umanitario e disfacimento della convivenza civile”. Francesco invoca “buona volontà e collaborazione di rutti” affinché “i colloqui in corso” possano sfociare in un esito positivo. E lo stesso valga per le “altre zone del bacino del Mediterraneo e del medio oriente, in particolare in Iraq – Bergoglio ha inviato al nunzio a Baghdad, mons. Alberto Ortega, un messaggio in ricordo delle vittime dell'attentato che ieri a Iskanderiyah – nello Yemen e in Libia”. Messaggio di pace anche per l’Ucraina , l’Africa e la Terra Santa, con il Pontefice che riguardo quest’ultima situazione ha auspicato che si edifichino “le basi di una pace giusta e duratura tramite un negoziato diretto e sincero”.
Inevitabile l’accenno alle recenti stragi terroristiche: “Il Signore Gesù stimoli in questa festa di Pasqua la nostra vicinanza alle vittime del terrorismo, forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo, come è avvenuto nei recenti attentati in Belgio, Turchia, Nigeria, Ciad, Camerun e Costa d’Avorio”. Ieri, nell’omelia della Solenne Veglia pasquale, Francesco aveva invitato a non farsi vincere dalla paura: “Vediamo e vedremo continuamente dei problemi vicino a noi e dentro di noi. Ci saranno sempre, ma questa notte occorre illuminare tali problemi con la luce del Risorto, in certo senso ‘evangelizzarli’. Le oscurità e le paure non devono attirare lo sguardo dell’anima e prendere possesso del cuore”.
Ancora parole per i migranti che, come il Papa aveva scandito nella preghiera al termine della Via Crucis al Colosseo, spesso trovano nel Mediterraneo e nel mar Egeo un insaziabile cimitero. L’invito di Bergoglio è a non “dimenticare gli uomini e le donne in cammino alla ricerca di un futuro migliore, schiera sempre più numerosa di migranti e di rifugiati – tra cui molti bambini – in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla povertà e dall’ingiustizia sociale. Questi nostri fratelli e sorelle, sulla loro strada incontrano troppo spesso la morte o comunque il rifiuto di chi potrebbe offrire loro accoglienza e aiuto”. La chiosa è per “i nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati per la fede e per la loro fedeltà al nome di Cristo e dinanzi al male che sembra avere la meglio nella vita di tante persone, riascoltiamo la consolante parola del Signore: ‘Non abbiate paura! Io ho vinto il mondo!’. Oggi – ha aggiunto il Pontefice – è il giorno fulgido di questa vittoria, perché Cristo ha calpestato la morte e con la sua risurrezione ha fatto risplendere la vita e l’immortalità”.