“Amoris laetitia è una rivoluzione pastorale, non dottrinale”, ci dice il teologo wojtyliano
Juan José Perez Soba, professore ordinario di Teologia pastorale del matrimonio e della famiglia al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma: "Semplicemente il Papa ricorda che non basta applicare leggi, ma c’è bisogno di accompagnare le persone. E' una lettera alle chiese, non ai media”.
Roma. “E’ del tutto chiaro che la proposta del cardinale Walter Kasper di indicare una soluzione condivisa secondo la quale i divorziati che danno vita a una nuova unione possono ricevere la comunione è stata rifiutata. Nell’esortazione Amoris laetitia, che tira le somme del biennio di confronto sinodale, non si trova nessuna indicazione che vada in questo senso”. A dirlo al Foglio è don Juan José Perez Soba, professore ordinario di Teologia pastorale del matrimonio e della famiglia al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma.
Juan José Perez Soba
“Tanti leggono il testo fuori contesto o danno un’interpretazione assoluta di alcuni punti. Ma il contesto del documento è il cammino sinodale. Resta chiaro, guardando alla massiccia presenza nel documento di citazioni relative al dibattito del Sinodo, che il Papa ha scelto di non andare oltre il dibattito nell’Aula nuova. Non ha neppure chiarito alcune questioni rimaste aperte, come ad esempio i modi per includere maggiormente i divorziati risposati. Il Pontefice ha scritto alla chiesa nutrendo un interesse che definirei ‘pastorale’ per le persone, non ai mass media cercando di inviare messaggi. E’ anche per questo che Francesco mette in guardia sui modi sbagliati di accostarsi al testo, che poi non sono altro che la volontà di cercare una qualche eccezione o il desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento”.
Perez Soba non ha dubbi non solo sul fatto che “non c‘è stato alcun cambiamento sul piano dottrinale”, ma neppure “in relazione alla disciplina della chiesa”, dal momento che “i princìpi di interpretazione dell’esortazione sono la Familiaris consortio di Giovanni Paolo II e un documento licenziato dal Pontificio consiglio per i Testi legislativi. Semplicemente, in Amoris laetitia si ricorda che non basta applicare leggi, ma c’è bisogno di accompagnare le persone”. Il problema è insomma di interpretazione del testo, che va fatta “tenendo presente tutto il contesto. Il capitolo 8 – il più discusso, che tratta proprio delle situazioni cosiddette irregolari, ndr – va letto in rapporto a quanto scritto nel quarto e nel quinto, dove appare con grande forza l’ispirazione profetica di san Giovanni Paolo II e delle sue catechesi sulla teologia del corpo, che erano state quasi dimenticate nella preparazione dei due sinodi”.
Il nostro interlocutore cita qualche esempio: “Mi sembra che una delle affermazioni chiave dell’esortazione sia quella contenuta nel paragrafo 211, quando si afferma che ‘la pastorale prematrimoniale e la pastorale matrimoniale devono essere prima di tutto una pastorale del vincolo, dove si apportino elementi che aiutino sia a maturare l’amore sia a superare i momenti duri’. E’ importante, questo passaggio, perché segnala il fondamento, il valore del vincolo, che – cito il paragrafo 62 – ‘non è innanzitutto da intendere come giogo imposto agli uomini, bensì come un dono fatto alle persone unite in matrimonio’. Da questa grazia si illumina la verità dell’amore come grande luce del Vangelo della famiglia. Un punto necessario che consente di dare unità alle tre parole chiave del capitolo ottavo, accompagnare, discernere, integrare”.
La rivoluzione di Amoris laetitia è “pastorale”, aggiunge Perez Soba, ma “nel senso che va a confermare la linea della conversione pastorale auspicata dal Papa. Un processo che sviluppa con un’azione di discernimento chiarita dalle citazioni di san Tommaso e del Catechismo della chiesa cattolica” al punto che, dice, “credo fosse difficile trovare fonti più tradizionali di queste riguardo la morale”. Eppure si fa un gran parlare di novità, addirittura della più grande svolta della chiesa degli ultimi 1.700 anni, per dirla à la Kasper: “La novità sta nell’applicazione di questa azione pastorale all’accompagnamento delle persone. Ricordiamoci sempre che ‘il vero significato della misericordia implica il ristabilimento dell’Alleanza’, come chiarisce il paragrafo 64”. Semmai, osserva il docente dell’Istituto giovanpaolino per studi su matrimonio e famiglia, il problema sta nella lettura che l’informazione ha dato del documento: “Mi pare che i mass media cercassero soluzioni giuridiche improntate a una sorta di tolleranza, ma in quest’esortazione non ci sono. Anzi, Amoris laetitia chiede uno sviluppo ulteriore. Basta leggere il secondo paragrafo, dove si spiega che ‘la riflessione dei pastori e dei teologi, se è fedele alla chiesa, onesta, realistica e creativa, ci aiuterà a raggiungere una maggiore chiarezza’. Certo, “tutto questo ha bisogno di tempo e maturazione. Ma ciò deve avvenire nella linea d’una ricerca di una morale dell’amore coniugale, e in questo senso l’esortazione riafferma l’Humanae vitae e la Familiaris consortio”.
A ogni modo, un’apertura c’è: “L’esortazione apre un cammino per le persone che si trovano in situazioni irregolari, ma nella direzione indicata dal paragrafo numero 300, ove si ricorda che ‘è possibile soltanto un nuovo incoraggiamento a un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari’. Questo non è un cambiamento della dottrina, ma si tratta ‘di un itinerario di accompagnamento e di discernimento che orienta questi fedeli alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio’. Un percorso, quindi, fatto con la novità della grazia che porta alla conversione, sempre fondata sulla verità dell’amore, che è il nocciolo dell’esortazione”.
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