Ah le ingerenze! “Se amate il mare non andate al mare”. Così i vescovi No Triv scendono in campo
L’invito dei vescovi ai cattolici elettori è di tenere a mente quel che c’è scritto nell’enciclica Laudato si’, comportandosi di conseguenza, e cioè votare contro le trivellazioni in mare. In queste ore si moltiplicano gli appelli: prima la conferenza episcopale siciliana, quindi i presuli del Piemonte. E poi Fermo e Catanzaro.
Roma. A pochi giorni dal referendum sulle trivellazioni in mare, i vescovi scendono nella mischia politica e lanciano appelli come non avevano fatto neppure quando si trattava di discutere (o contrastare) disegni di legge non proprio in linea con la morale familiare insegnata dalla chiesa e – per altro – confermata dalla recente esortazione Amoris laetitia. Alle prese di posizione dei singoli presuli, divenuti custodi della sacralità degli italici mari, s’è affiancata la ben più corposa nota dell’episcopato siciliano che, riunito in assemblea, ha chiarito che va “sempre esercitato il diritto di voto, fondamento della democrazia e orizzonte dei valori di responsabilità personale e partecipazione espressi dalla dottrina sociale della chiesa”. Che la Costituzione ammetta l’astensione su un referendum abrogativo, e che la stessa Cei in altre recenti occasioni l’abbia sostenuta, non conta: si faccia il possibile, dicono i vescovi siciliani, per “realizzare la massima partecipazione alla prossima consultazione popolare”. Naturalmente, dopo “una previa riflessione personale e comunitaria sul tema referendario”. A spiegare il senso della chiamata alle urne è stato il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, che ha le idee chiarissime su cosa barrare sulla scheda domenica: “Sembra chiara la vocazione del nostro sud e del nostro paese a un turismo che sempre più si caratterizzerà come turismo sostenibile e che per questo avrà bisogno di territori liberi da qualsiasi forma di inquinamento, da qui un doveroso e improcrastinabile rispetto per il creato”, dice.
L’invito ai cattolici elettori è di tenere a mente quel che c’è scritto nell’enciclica Laudato si’, comportandosi di conseguenza, e cioè votare contro le trivellazioni in mare. “Diventa ormai chiaro – aggiunge Staglianò citando le parole del Papa – che rispettiamo l’uomo se rispettiamo l’ambiente e che il rispetto si coniuga con il custodire, logica opposta al profitto, all’appropriarsi, allo sfruttare le risorse della terra senza attenta valutazione delle conseguenze”. Concetti simili a quelli della diocesi di Fermo che raccomanda di votare “sì” perché se è “un dovere come cristiani partecipare ad attività che comportano decisioni sul futuro delle risorse naturali”, c’è “anche la necessità di lanciare un forte segnale politico perché le scelte economiche ed energetiche in Italia cambino direzione”. Dopotutto, si sottolinea, “anche i vescovi italiani hanno invitato a confrontarsi sulla questione trivelle concordando circa l’importanza che essa sia dibattuta nelle comunità. Come dice Papa Francesco, l’ambiente è uno di quei beni che i meccanismi del mercato non sono in grado di difendere o di promuovere adeguatamente”. Da qui, l’appello finale: “Rinnoviamo il nostro invito ad andare alle urne e votare ‘sì’ e, soprattutto, a modificare gli stili di vita di ciascuno di noi contribuendo, a partire da subito, ad avere più cura dei nostri territori e del nostro mare”. Deciso è anche l’arcivescovo di Catanzaro, Vincenzo Bertolone: “La chiesa non può rimanere sorda e muta di fronte a quanto sta avvenendo, soprattutto facendo sentire la propria voce attraverso i fedeli laici che nel secolare e nel politico realizzano la propria vocazione cristiana. Né la chiesa può restarsene immobile di fronte all’eventualità che le mezze verità possano porre a repentaglio il creato che Papa Francesco ha invitato a considerare la casa comune di tutti i sistemi viventi e non viventi”. I vescovi del Piemonte hanno perfino coniato uno slogan: “Se amate il mare non andate al mare”, domenica giorno d’elezioni. Una linea sposata anche dalle alte gerarchie vaticane, come dimostrano le dichiarazioni del cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e pace che – schierandosi a difesa delle politiche dell’Amministrazione Obama contro il cambiamento climatico – ha contestato la Corte suprema americana che lo scorso febbraio ha sospeso la limitazione delle emissioni di gas serra nelle centrali elettriche decisa dalla Casa Bianca.