La fontana di Trevi rossa come il sangue dei martiri cristiani
Roma. Venerdì sera, a partire dalle ore 20, la fontana di Trevi, nel pieno centro storico di Roma, si tingerà di rosso, il colore del sangue dei martiri cristiani perseguitati. L’iniziativa è promossa dalla sezione italiana della Fondazione pontificia Aiuto alla chiesa che soffre e ha come unico fine quello di richiamare l’attenzione su quanto accade a ogni latitudine del pianeta a chi è reo di professare liberamente le propria fede. Si tratta di denunciare la sistematica violazione del diritto alla libertà religiosa, in un mondo che ormai si è assuefatto all’agonia dei cristiani, costretti all’esodo nel vicino e medio oriente, e combattuti con ogni arma disponibile nei territori preda del gruppo terrorista Boko Haram, in Nigeria. Sono solo due esempi del macello in corso, che ormai da più parti – compreso il Dipartimento di stato americano – si definisce “genocidio”. Lo scorso 12 aprile, nella consueta messa mattutina a Santa Marta, il Papa aveva detto che “esistono persecuzioni sanguinarie, come essere sbranati da belve per la gioia del pubblico o saltare in aria per una bomba all’uscita da Messa. E persecuzioni in guanti bianchi, ammantate di cultura, quelle che ti confinano in un angolo della società, che arrivano a toglierti il lavoro se non ti adegui a leggi che vanno contro Dio Creatore”.
Una chiesa cristiana in Siria (foto LaPresse)
I fasci di luce rossa rimarranno accesi per tutta la notte, quasi a simboleggiare una lunga passione silenziosa. Il programma prevede, alle ore 20, il saluto del commissario straordinario di Roma, Francesco Paolo Tronca. A seguire, gli interventi del presidente di Aiuto alla chiesa che soffre Italia, Alfredo Mantovano, e del presidente internazionale della fondazione di diritto pontificio nata nel 1947 per sostenere la chiesa in tutto il mondo, il cardinale Mauro Piacenza. Di seguito, quattro testimonianze su altrettante storie di martiri, tra cui una consorella delle suore Missionarie della carità trucidate lo scorso mese in Yemen. E ancora, Shahid Mobeen, fondatore dell’Associazione Pakistani Cristiani in Italia (amico di Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico per le minoranze di Islamabad, assassinato nel 2011), Maddalena Santoro, sorella di don Andrea, ucciso in Turchia nel 2006, e Luka Loteng, studente keniota dell’università di Garissa, nel cui campus avvenne la strage jihadista del 2015.
A portare la voce dei cristiani siriani sarà mons. Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei caldei, il cui intervento sarà seguito dalla proeizione di immagini dal mondo della persecuzione. “E’ molto importante che il mondo sappia che anche nel Ventesimo secolo i cristiani sono perseguitati e finanche martirizzati per la loro fede, esattamente come accadeva secoli fa”, ha detto mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, appoggiando l’iniziativa. Il presule, a un mese dalla strage di cristiani a Lahore, la sera di Pasqua, assicura unità “nella solidarietà, nella fede e nella preghiera a quanti parteciperanno a questa lodevole iniziativa di Aiuto alla chiesa che soffre. Così noi tutti saremo forti nella nostra fede e continueremo ad essere testimoni, non dell’odio, ma dell’amore”. Mons. Audo ribadisce la volontà di frenare l’esodo dalle terre abitate per millenni: “Noi cristiani siamo determinati a restare in Siria per continuare la nostra testimonianza. Ma dopo cinque anni di guerra tanti fedeli si sono visti costretti ad abbandonare il paese ed è grande la paura che la nostra comunità possa scomparire”.
Ogni anno, Aiuto alla chiesa che soffre pubblica il voluminoso Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, “ma i suoi contenuti saranno poco utili se non diventeranno patrimonio comune, se non scuoteranno le nostre coscienze, se non produrranno una reazione pubblica e diffusa a sostegno dei tanti perseguitati che non possono far udire la propria voce”, si legge nel comunicato che presenta l’iniziativa di venerdì prossimo.
Editoriali
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