Bagnasco contro la legge sulle unioni civili: "Il colpo finale sarà l'utero in affitto"
Il presidente della Cei apre l'assemblea dei vescovi e dice che si "sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà". Ieri l'intervento del Papa.
Il cardinale Angelo Bagnasco, aprendo i lavori dell'Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, torna sulla legge Cirinnà approvata dal Parlamento e non usa parole tratte dal lessico diplomatico: "Non si comprende come così vasta enfasi ed energia sia stata profusa per cause che rispondono non tanto a esigenze – già per altro previste dall’ordinamento giuridico – ma a schemi ideologici. La recente approvazione della legge sulle Unioni civili, ad esempio, sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale – così già si dice pubblicamente – compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà".
Bagnasco ha citato i passaggi della Dichiarazione firmata all'Avana tra il Papa e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, riguardanti la famiglia e si domanda "come queste affermazioni, tanto chiare di Papa Francesco e ribadite a più riprese dai vescovi passino costantemente sotto silenzio, come se mai fossero state pronunciate o scritte. Le facciamo nostre una volta di più".
Indifferenza che sembra crescere, ha notato l'arcivescovo di Genova, anche verso la "tanta violenza" contro i cristiani nel vicino e medio oriente, "come se i veri problemi fossero altri che il diritto di professare la propria fede senza subire persecuzione e morte, o essere costretti a vivere da fuggiaschi in preda alla paura. Si contano ormai 200 milioni di cristiani perseguitati sul pianeta sotto gli occhi distratti e indifferenti del mondo", ha sottolineato Bagnasco: "Ad Aleppo, storico centro della cristianità in Siria, oggi sono rimasti appena 40.000 fedeli, un quarto rispetto a solo 5 anni fa! Come Chiesa, denunciamo ancora una volta la violenza barbara di ogni persecuzione, assicuriamo la nostra vicinanza di solidarietà e preghiera a quanti la subiscono, e incoraggiamo le nostre comunità ad alimentare la fede e la testimonianza sull’esempio di tanto coraggio". Ma accanto alle vittime della persecuzione religiosa, prosegue la relazione del cardinale presidente della Cei, "ci sono quelle causate dal terrorismo, che continua a seminare morte, angoscia e rapimenti. Esiste qualcuno che possa fermare tanto oscurantismo politico, sociale, religioso, su cui prospera il commercio delle armi? Nel campo della sicurezza sembra che tra gli Stati europei cresca la capacità di scambio e collaborazione; a tale proposito, ringraziamo i Servizi italiani che stanno mostrando capacità e determinazione".
Editoriali
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