Massimo Gandolfini

Cattolici (pochi) contro il referendum

Matteo Matzuzzi
La Cei non vuole entrare nella campagna sul referendum costituzionale del prossimo ottobre né si appresta a lavorare per un referendum abrogativo della legge Cirinnà sulle unioni civili (il risultato, lo dicono anche i vescovi a taccuini ben chiusi, rischierebbe di essere imbarazzante per i proponenti).

Roma. La Cei non vuole entrare nella campagna sul referendum costituzionale del prossimo ottobre né si appresta a lavorare per un referendum abrogativo della legge Cirinnà sulle unioni civili (il risultato, lo dicono anche i vescovi a taccuini ben chiusi, rischierebbe di essere imbarazzante per i proponenti). “Si tratta di iniziative che sono doverosamente portate avanti da laici: saranno portate avanti da laici”, sottolineava dieci giorni fa il cardinale Angelo Bagnasco – che della Conferenza episcopale italiana è presidente – a proposito dei comitati che stanno sorgendo ovunque in vista del voto d’autunno.

 

Soprattutto, non viene messo alcun cappello sul “Comitato famiglie per il no”, emanazione diretta del “Comitato difendiamo i nostri figli” di Massimo Gandolfini, già animatore del Family day di gennaio contro il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. Gandolfini, presentando l’iniziativa lo scorso fine settimana, ha voluto chiarire che non si tratta di una vendetta per la decisione del governo di porre la fiducia sul provvedimento Cirinnà: “Scendere il campo per il no non significa essere contro il rinnovamento della Costituzione che anche noi auspichiamo, ma questo non può essere fatto pagando il prezzo della distruzione della famiglia e dell’antropologia umana”. Leggendo i nuovi articoli della Carta, secondo Gandolfini “il nuovo assetto istituzionale accentra il potere nella figura del premier e verrà utilizzato per completare la trasformazione del tessuto sociale italiano. Le unioni civili sono infatti solo le capofila di una politica tesa all’approvazione delle adozioni per tutti, dell’eutanasia, dell’estensione della procreazione artificiale a coppie gay e single, delle leggi liberticide sulla transfobia, del divorzio express e della legalizzazione delle droghe”. Ma nel mondo cattolico la chiamata alla resistenza pare convincere pochi, se si considera che perfino l’appello lanciato da un esponente di primo piano della sinistra cattolica quale Raniero La Valle – che vede un certo “fatalismo costituzionale” nel via libera alla riforma messo per iscritto da Civiltà Cattolica – è stato accolto con un contro appello che definisce la posizione del Manifesto dei cattolici del no “sbagliato e regressivo sul piano culturale, civile e politico”, motivato da ragioni “fragili e contraddittorie”.

 

In definitiva, si spiega, l’intento di La Valle e degli altri firmatari “sembra figlio di un modo integrista di intendere la fede, in contrasto con il Concilio Vaticano II che affermava la laicità delle scelte politiche”. Nel frattempo, hanno preferito aderire all’appello dei costituzionalisti per il sì docenti cattolici della Lumsa (Marco Olivetti, Giuseppe Ignesti e Angelo Rinella), il vicepresidente nazionale dei laureati cattolici, Luigi D’Andrea, la costituzionalista Lorenza Violini, Luca Diotallevi e lo storico Francesco Malgeri. E’ il segno tangibile che non vi sarà alcun fronte cattolico che andrà alla battaglia per il no al referendum.

 

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.